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Ponte, ora si parte
Lavori consegnati
Vardanega in pista

I lavori al ponte inizieranno dal tetto. FOTO CECCONL’assessore  Campagnolo
I lavori al ponte inizieranno dal tetto. FOTO CECCONL’assessore Campagnolo
I lavori al ponte inizieranno dal tetto. FOTO CECCONL’assessore  Campagnolo
I lavori al ponte inizieranno dal tetto. FOTO CECCONL’assessore Campagnolo

Scatta il vero conto alla rovescia. La Vardanega ha ora 850 giorni per portare a termine il restauro del Ponte degli Alpini e consegnare alla città un monumento quasi nuovo di zecca. Più del 50 per cento del legno, infatti, verrà sostituito. Sarà il tetto a finire per primo sotto i ferri, cosa che non comporterà la chiusura del monumento.

Sono arrivati a un accordo, insomma, i tecnici del Comune e quelli della ditta di Possagno. Ieri, dopo un mese e mezzo di trattative e discussioni sul cronoprogramma dei lavori, è stato firmato il verbale di consegna del cantiere. Un momento che tutta la città attendeva da tempo, considerato che il contratto di affidamento dei lavori era stato firmato il 17 gennaio e che il progetto e i finanziamenti sono pronti praticamente da due anni. Ora il cantiere è nelle mani della Nico Vardanega Costruzioni. Il patron dell’azienda, Giannantonio Vardanega, spiega però che ci vorranno ancora alcuni giorni prima di vedere i suoi tecnici al lavoro.

«In queste ore provvederemo a chiedere le autorizzazioni per l’accesso dei nostri mezzi al centro storico - spiega Vardanega - e procederemo con i subaffidamenti. Credo che cominceremo a lavorare sul ponte la prossima settimana».

La prima fase delle operazioni riguarderà la riqualificazione del tetto e proseguirà per circa un mese. È stata messa in stand by, almeno per il momento, la discussione sull’accesso in alveo. Per adesso si tiene fede al progetto originario, che prevede la discesa sul fiume da nord e la costruzione delle ture. Vardanega, però, ha un asso nella manica ed è pronto a giocarselo al momento più opportuno. I suoi tecnici stanno valutando una soluzione alternativa che permetterebbe di evitare la costruzione delle dighe in favore di una serie di scatolari che garantirebbero la messa in asciutto di una stilata per volta. Tale soluzione consentirebbe di ridurre le tempistiche di lavorazione, perché si potrebbe lavorare pure in caso di una portata del Brenta abbondante. Per il momento, però Vardanega non dice di più. Anche perché la situazione resta delicata e la tensione è ancora piuttosto alta, come confermano le parole dell’assessore alle opere pubbliche Roberto Campagnolo, che dice: «Abbiamo davanti ancora due anni e mezzo di lavori, sarò contento solo quando il restauro sarà terminato».

Sui ritardi, l’assessore spiega che sono dipesi da diverse valutazioni sul cronoprogramma e sulle modalità di intervento: «All’inizio l’azienda aveva presentato proposte incongruenti sulle tempistiche di lavorazione. C’erano anche variazioni economiche, ma si trattava di semplici errori che sono stati risolti. Resta il fatto che sarà un cantiere molto complesso».

Enrico Saretta

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