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“Ponte degli Alpini”
Il Tar sblocca i lavori
e dà ragione al Comune

Il Ponte degli Alpini affollato di turistiSul Ponte degli Alpini potranno finalmente partire i lavori di restauro. FOTO CECCON
Il Ponte degli Alpini affollato di turistiSul Ponte degli Alpini potranno finalmente partire i lavori di restauro. FOTO CECCON
Il Ponte degli Alpini affollato di turistiSul Ponte degli Alpini potranno finalmente partire i lavori di restauro. FOTO CECCON
Il Ponte degli Alpini affollato di turistiSul Ponte degli Alpini potranno finalmente partire i lavori di restauro. FOTO CECCON

Il Tar dà ragione al Comune e il restauro del Ponte degli Alpini può finalmente cominciare. Il tribunale amministrativo regionale ha respinto la domanda di sospensiva avanzata dalla ditta Nico Vardanega Costruzioni di Possagno per l’esclusione dai lavori. L’esito dell’udienza è stato annunciato ieri dal sindaco Riccardo Poletto e dall’assessore ai lavori pubblici Roberto Campagnolo. I giudici del tribunale amministrativo hanno quindi ritenuto corretto il lavoro svolto dalla commissione di gara comunale, che aveva contestato l’avvalimento della Vardanega con il Consorzio Al.ma di Aversa. L’appalto è stato dunque confermato alla ditta Inco srl di Pergine Valsugana. Le operazioni, a questo punto, inizieranno probabilmente la prossima estate, salvo imprevisti legati alla portata del fiume Brenta. La Vardanega è stata inoltre condannata al risarcimento delle spese per la fase cautelare.

I giudici si sono espressi soltanto sulla sospensiva, pronunciando l’ordinanza di rimozione della stessa.

Rimane ancora da affrontare quindi la discussione sul merito del ricorso. L’udienza è fissata per il 6 luglio e prenderà in esame tutte le istanze avanzate dalla Vardanega, che ritiene di avere il diritto di eseguire i lavori e, in caso, contrario, di ottenere un risarcimento. Ciò non toglie che si possa ora procedere con la firma del contratto con la Inco e dare quindi il via al tanto atteso restauro. Già con l’ordinanza, comunque, il Tar ha tracciato la strada che probabilmente sarà seguita durante l’udienza. Nel documento, infatti, si legge che il ricorso della Vardanega «non appare sostenuto da idonei elementi». Si fa poi riferimento alla ditta con la quale la Vardanega ha eseguito l’avvalimento.

«Fermi rimanendo il possesso e la legittimità dell’attestazione Soa - proseguono i giudici della 1ª sezione del Tar, Maurizio Nicolosi, Silvia Coppari e Enrico Mattei - gli automezzi specificatamente indicati quali “risorse” messe a disposizione dal “Consorzio Stabile Al.ma”, di cui la ricorrente ha dichiarato di volersi avvalere per la dimostrazione del possesso del requisito mancante (la categoria 0G2-V), sono tuttavia risultati di proprietà non del Consorzio ma di un consorziato e di un privato cittadino non aderente al consorzio».

Considerato inoltre che dallo statuto dell’Al.ma non emerge alcun obbligo a carico dei consorziati di mettere a disposizione i propri mezzi, per i giudici «non appare comprovata da parte del Consorzio l’effettiva disponibilità delle risorse che si è impegnato a fornire all’ausiliata per tutta la durata dell’affidamento».

In sostanza, i giudici veneziani hanno ripetuto le motivazioni già espresse dalla commissione di gara comunale quando in febbraio aveva deciso di escludere la Vardanega dai lavori. Il Tar, inoltre, ha condannato l’azienda di Possagno al pagamento delle spese per la fase cautelare, pari a 2000 euro. Si attende ora il verdetto definitivo del 6 luglio.

Enrico Saretta

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