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Pesta e sequestra in casa la ex che lo ha lasciato «E l’ha anche drogata»

Il Commissariato di Bassano, in viale Pecori Giraldi. Le indagini sul caso sono state condotte dalla polizia Il tribunale di Vicenza dove il 44enne è atteso a processo
Il Commissariato di Bassano, in viale Pecori Giraldi. Le indagini sul caso sono state condotte dalla polizia Il tribunale di Vicenza dove il 44enne è atteso a processo
Il Commissariato di Bassano, in viale Pecori Giraldi. Le indagini sul caso sono state condotte dalla polizia Il tribunale di Vicenza dove il 44enne è atteso a processo
Il Commissariato di Bassano, in viale Pecori Giraldi. Le indagini sul caso sono state condotte dalla polizia Il tribunale di Vicenza dove il 44enne è atteso a processo

Diego Neri In due occasioni l’avrebbe chiusa in casa, impedendole di uscire, e l’avrebbe picchiata con forza. È una storia, l’ennesima, di violenza all’interno della coppia quella che emerge dalle indagini della procura, che ha chiesto e ottenuto dal giudice Arban il rinvio a giudizio di un vicentino. Paolo Scanagatta, 44 anni, originario della città ma residente da qualche tempo in Slovenia,con un domicilio in via Campo Marzio a Bassano, dovrà presentarsi davanti al collegio a partire da metà febbraio. Assistito dall’avv. Alberto Mascotto, dovrà difendersi da accuse pesantissime: sequestro di persona, lesioni, minacce e spaccio di sostanze stupefacenti. Con lui, è a processo anche la cittadina moldava Svetlana Cazacu, 31 anni, residente a Romano in via Julia: difesa dall’avv. Elisa Romeo, deve rispondere di favoreggiamento, perchè avrebbe raccontato bugie agli inquirenti sviando le indagini su Scanagatta. I fatti ricostruiti dalla procura, con il pubblico ministero Chimichi, che aveva coordinato le indagini del commissariato, risalgono all’autunno-inverno fra il 2015 e il 2016. All’epoca, Scanagatta viveva in via Campo Marzio ed aveva avviato una relazione sentimentale con Giulia, oggi 27 anni, rampolla di una ricca famiglia bassanese, che in quel periodo, fra droga ed eccessi, secondo l’accusa non era del tutto in sè. Ora si è ripresa, e potrà costituirsi parte civile per chiedere un risarcimento dei danni che sostiene di avere subito. I fatti si sarebbero svolti in due distinti momenti. Il primo, fra l’8 e il 9 novembre di tre anni fa: Giulia aveva deciso di interrompere la relazione con Scanagatta, ma era andata a casa sua; lui l’avrebbe insultata e mentre lei voleva uscire le si sarebbe parato davanti, impedendoglielo. «Tu non vai da nessuna parte». Poi l’avrebbe picchiata, facendola cadere a terra a suon di ceffoni, e quindi l’avrebbe colpita con un calcio. L’avrebbe minacciata, sostenendo che avrebbe potuto stare solo con lui altrimenti gliel’avrebbe fatta pagare, attraverso amici stranieri, a lei e ai suoi genitori. Le aveva portato via il telefonino e l’aveva costretta a passare la notte con lui. Solo l’indomani le aveva consentito di andarsene; lei si recò al pronto soccorso dove fu medicata. Guarì in due settimane. Il bis il 15 marzo successivo: i due si erano riappacificati, anche perché lui le avrebbe ceduto cocaina in diverse occasioni. Quel giorno lei voleva uscire dall’appartamento, da Scanagatta non glielo consentì, secondo la procura; le avrebbe portato via il cellulare e il Rolex Daytona, riempendola di botte. Lei guarì in un mese. Quel giorno sarebbero arrivate altre minacce pesanti: «Se vai via ti uccido i cavalli», grande passione di Giulia. E, sentendo suonare il campanello, Scanagatta avrebbe rincarato la dose: «Se hai chiamato la polizia ti uccido». Furono proprio i poliziotti del vicequestore De Leo a far luce sulla drammatica vicenda, dopo la denuncia di Giulia. Nel corso delle indagini ascoltarono Cazacu, donna delle pulizie di quell’appartamento, che avrebbe riferito agli agenti che Paolo e Giulia erano una bella coppia e che non litigavano mai. Circostanze smentite dagli sviluppi investigativi. Scanagatta, detto Papo, volto noto alle cronache, e la cittadina moldava si difendono. Lo faranno in aula. • © RIPRODUZIONE RISERVATA

Diego Neri

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