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Patria e autonomia Il nuovo binomio di Cima Grappa

Il governatore Zaia e il ministro Stefani accento alle autorità militariUn momento della tradizionale celebrazione di Cima Grappa che quest’anno coincideva con il centenario della fine della Guerra
Il governatore Zaia e il ministro Stefani accento alle autorità militariUn momento della tradizionale celebrazione di Cima Grappa che quest’anno coincideva con il centenario della fine della Guerra
Il governatore Zaia e il ministro Stefani accento alle autorità militariUn momento della tradizionale celebrazione di Cima Grappa che quest’anno coincideva con il centenario della fine della Guerra
Il governatore Zaia e il ministro Stefani accento alle autorità militariUn momento della tradizionale celebrazione di Cima Grappa che quest’anno coincideva con il centenario della fine della Guerra

L’esempio dei Caduti a monito delle sfide del presente e del futuro. Per quanto tradizionale, quella di ieri mattina è stata una cerimonia di Cima Grappa che ha saputo unire l’omaggio ai soldati, ancora più sentito nell’ultimo anno del Centenario, ai temi più attuali del dibattito politico. Davanti a centinaia di cittadini, volontari, associazioni, esponenti delle forze dell’ordine e autorità, non soltanto si è fatta memoria, ma si è parlato anche di Europa, di pena di morte e soprattutto di autonomia. Del resto, i due ospiti d’eccezione erano il presidente del Veneto Luca Zaia e il ministro vicentino per gli affari regionali Erika Stefani, i quali non hanno esitato a rilanciare dalla cima un nuovo appello all’autonomia. «La nostra Costituzione è repubblicana, ma sottolinea che a ogni territorio bisognerebbe dare l’autonomia che gli spetta - ha ribadito Zaia nella commemorazione ufficiale - e questo non lo dico io, ma lo diceva già Luigi Einaudi. Anche perseguendo questo scopo, quindi, si celebra chi ha dato la vita su queste montagne». E proprio sul ministro Stefani pesa ora la responsabilità di raggiungere quest’obiettivo. «Il valore dell’uomo è senza confini e appartiene al popolo, alle tradizioni e al territorio - ha detto la rappresentante del Governo -. Il mio compito ora è realizzare l’autonomia». Sia Zaia che Stefani hanno poi ricordato la tragedia della Prima guerra mondiale. Usando le parole di papa Benedetto XV, il presidente del Veneto l’ha definita «un’inutile strage», ricordando i suoi lati più oscuri e meno ricordati, come le decimazioni, i processi sommari e la sofferenza dei civili. «Oggi non siamo qui soltanto a ricordare i soldati caduti, ma pure le vittime civili, ben 9 milioni - ha ribadito Zaia -. Questa guerra, infatti, ha recato grave dolore anche a chi era rimasto a casa». Se Zaia ha citato papa Benedetto XV, il vescovo di Padova Claudio Cipolla ha ricordato le recenti parole di papa Francesco contro la pena di morte. Cipolla ha celebrato la messa al posto del cardinale Beniamino Stella, che non ha potuto partecipare alla cerimonia per motivi di salute. «Come ha affermato il Papa, la pena di morte è inammissibile per la Chiesa - ha detto Cipolla nell’omelia -. Nessun motivo è sufficiente per sopprimere la vita di un altro uomo: per questo la Chiesa s’impegna per l’abolizione della pena capitale in tutto il mondo». Un discorso, quello del vescovo, che si è unito al tema del perdono. E che ha ricordato Ermanno Olmi, che alla Grande Guerra ha dedicato il suo film testamento “Torneranno i prati”: «“La cosa più difficile sarà perdonare” - ha chiuso il prelato citando l’opera -. “Se un uomo non sa perdonare, che uomo è?” Serve quindi una visione nuova per i nostri Paesi». Alla cerimonia erano presenti anche delegazioni da Austria, Ungheria, Repubblica Ceca, Slovenia e Slovacchia. Al termine, un omaggio ai Caduti del cimitero austro-ungarico. •

Enrico Saretta

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