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«Nessuna chiusura ma Imprevar deve cambiare le regole»

Una veduta aerea del cantiere del polo museale S. Chiara. FOTO CECCON
Una veduta aerea del cantiere del polo museale S. Chiara. FOTO CECCON
Una veduta aerea del cantiere del polo museale S. Chiara. FOTO CECCON
Una veduta aerea del cantiere del polo museale S. Chiara. FOTO CECCON

Il Comune tiene aperte le porte del Polo Santa Chiara per l’Imprevar di Roma, a patto che cambino determinate condizioni e che l’azienda elimini la possibilità di levare le ancore in qualsiasi momento. Sul fronte del Ponte degli Alpini, invece, l’amministrazione attende di chiudere lo “stato di consistenza” con la Nico Vardanega, in modo da poter riaffidare i lavori. Ma non ha alcuna preclusione al subentro della Inco, seconda classificata nell’ormai famosa gara vinta dalla stessa Vardanega. SANTA CHIARA. Imprevar benvenuta soltanto se le “criticità” dell’affitto d’azienda con la Vardanega saranno chiarite. Il Comune, infatti, non può accettare che nel contratto tra l’impresa in liquidazione e la società romana sia inserita una clausola che consenta a quest’ultima di recedere dall’appalto o da parti di esso in qualsiasi momento, senza possibilità di risarcimenti. E’ questo il motivo, ribadiscono da via Matteotti, per il quale l’amministrazione ha stoppato la Imprevar. Inoltre, fino a quando dal tribunale di Treviso non arriverà la certificazione definitiva dell’affitto, la società non ha le categorie necessarie per lavorare. «Ad oggi le condizioni contenute nel contratto di affitto non sono accettabili non solo per un’amministrazione pubblica, ma per chiunque usi il buon senso - afferma l’assessore ai lavori pubblici di Bassano Roberto Campagnolo -. Se vuole subentrare nel cantiere, l’Imprevar deve cambiarle». Si aprono a questo punto tre diversi scenari. Il primo è che il responso del tribunale arrivi in tempo utile per garantire il rispetto della fine dei lavori, fissata a gennaio del prossimo anno. In questo caso, la Imprevar potrebbe iniziare a lavorare al posto della Vardanega. Il secondo scenario è che continui a lavorare la Vardanega, nonostante sia in liquidazione. La terza opzione è che sia Vardanega che Imprevar escano definitivamente di scena. Il quel caso, il Comune dovrebbe tornare a scorrere la graduatoria della gara d’appalto del 2011 e affidare i lavori alla successiva classificata, e cioè la Andreola Costruzioni di Loria. L’ultima parola spetterà però alla Direzione lavori, che compete allo Studio Pession Associato di Torino. PONTE. Resta in ballo lo stato di consistenza del cantiere, contrastato tra la Vardanega e il Comune. I collaudatori stanno stabilendo le lavorazioni svolte dalla Vardanega sinora. L’amministrazione ha già messo in preventivo che la ditta di Possagno possa contestare la decisione finale, per cui probabilmente anche in questo caso servirà ricorrere a una perizia del tribunale. Non può essere immediato, quindi, il via libera per la Inco di Pergine Valsugana, che si è già dichiarata propensa a rendersi protagonista del subentro nel cantiere. La ditta trentina si sta muovendo per cercare il materiale necessario per il restauro. La cosa è stata gradita dall’amministrazione. «Questa attenzione da parte della Inco è positiva - chiude Campagnolo - con questa ditta non sono mai emersi problemi». Tutto fa pensare quindi che il Comune sia intenzionato a incaricare la Inco appena possibile. Ma prima vuole cautelarsi con la Vardanega. •

Enrico Saretta

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