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Madre intossicata
Il figlio salvato
col parto cesareo

Una veduta dell’ospedale San BassianoUn’equipe al lavoro per un parto cesareo in una foto di repertorio
Una veduta dell’ospedale San BassianoUn’equipe al lavoro per un parto cesareo in una foto di repertorio
Una veduta dell’ospedale San BassianoUn’equipe al lavoro per un parto cesareo in una foto di repertorio
Una veduta dell’ospedale San BassianoUn’equipe al lavoro per un parto cesareo in una foto di repertorio

Una donna al nono mese di gravidanza resta intossicata dalle esalazioni di una stufetta, viene stata salvata e fatta partorire con il taglio cesareo. Una situazione delicata che il personale del San Bassiano ha affrontato per la prima volta, risolvendola in maniera brillante visto che il bimbo, dopo qualche problema iniziale tanto da richiedere il trasferimento a Verona, da ieri sta meglio.

Radia, 28 anni, ha iniziato a sentirsi male alle 21 di domenica. Era sola in casa a Borso del Grappa, dove si è trasferita dal Marocco insieme al marito, che era fuori. All’improvviso è svenuta, senza un motivo apparente. Non appena si è ripresa ha capito che lei e il suo piccolo erano in pericolo. Allora è uscita di casa e si è trascinata fino al campanello del vicino, un infermiere del reparto di rianimazione dell’ospedale San Bassiano.

L’uomo è corso subito in suo aiuto, l’ha riaccompagnata a casa, ma non hanno fatto in tempo a raggiungere il salotto che la donna si è sentita male di nuovo. Immediato l’allarme. In pochi minuti a Borso sono arrivati i sanitari del Suem di Crespano. I parametri vitali della donna erano minimi: era ormai incosciente. I medici hanno attivato un dispositivo che rileva la presenza di gas tossici, ipotizzando un avvelenamento da monossido di carbonio. Il rilevatore ha cominciato a suonare subito, segnalando un’elevata concentrazione nell’aria del gas killer. Proveniva probabilmente da una stufetta difettosa.

Non c’era un secondo da perdere. Anziché portare la paziente a Treviso, nell’Ulss di riferimento per quella parte di territorio, la gravità della situazione ha imposto il ricovero nel più vicino ospedale di Bassano. La donna nel frattempo aveva ripreso conoscenza, ma lamentava nausea e giramenti di testa. È subito stata stabilizzata. Il livello di monossido nel sangue superava il 17%, percentuale piuttosto alta considerata la gravidanza.

La situazione era critica. I medici hanno accertato che il bimbo era tachicardico, per questo in sala parto è stato predisposto tutto anche per l’eventuale rianimazione neonatale. Ogni passaggio doveva essere valutato con attenzione. Non era mai successo in ospedale di trattare un caso simile. Alle 23.19 Radia, sottoposta a ventilazione semiforzata con ossigeno, è tornata stabile: finalmente si poteva effettuare il cesareo, perché più tempo il bambino avrebbe passato nel ventre, più sarebbe stato esposto all’intossicazione. Pochi minuti dopo, con il cesareo d’urgenza, il piccolo Amire, più di 3 chili, è venuto al mondo. Inizialmente sembrava stare bene, dopo poco però le sue condizioni sono peggiorate: il primario di ostetricia del San Bassiano ha così deciso di intubarlo e attivare il sistema di trasporto emergenza neonatale dell’ospedale di Verona, l’unico attrezzato per intervenire in casi di questo tipo. La mamma è stata trasferita nel centro di Torri di Quartesolo, dove è stata sottoposta al primo trattamento in camera iperbarica.

Ieri mattina le condizioni del bimbo sono finalmente tornate stabili e anche la neomamma, ancora ricoverata nel reparto di ginecologia del San Bassiano, sta meglio. Aspetta solo di poter riabbracciare il suo bimbo, che per ora ha visto solo nella fotografia scattata dal padre con il cellulare.

Francesca Cavedagna

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