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Lo sparatore si difende: «Non sono un razzista e domando perdono»

«E’ stato un terribile incidente, non avevo nessuna intenzione di colpire quel ragazzo. Stavo mirando a un piccione, poi è partito il colpo che è rimbalzato su un ostacolo, ha cambiato direzione ed ha centrato l’operaio. Imploro il suo perdono». Cristian Damian Zangari, italo-argentino di 40 anni, in Italia da quando ne aveva 18, ieri è rimasto chiuso nell’appartamento di via Martiri del Grappa a Cassola, lo stesso dal quale il giorno prima aveva esploso un colpo dalla sua carabina ad aria compressa, ferendo alla schiena Lenny Delgado, elettricista di 33 anni, originario di Capo Verde, residente a Isola Vicentina, che era impegnato nella sistemazione delle luminarie per la cena della Pro loco in piazza Aldo Moro. La versione di Zangari vuole allontanare ogni accusa di razzismo. La racconta al telefono, con la voce strozzata dallo sconforto, schiacciato dal senso di colpa e dal peso delle denunce. «Non sono assolutamente un razzista, non volevo in nessun modo colpire quell’uomo - spiega -. Non ho per niente una buona mira, in compenso sono davvero tanto sfortunato». Il quarantenne disoccupato, che starebbe attraversando un momento familiare delicato, racconta così la vicenda: «Ero andato sul balcone per fare un po’ di tiro al bersaglio, avevo comprato il fucile da un po’, volevo provarlo per passare il tempo. Avevo mirato a un uccello che però è volato via, io credo di averlo seguito attraverso il mirino del fucile, poi è partito un colpo. L’operaio non era sulla linea di tiro, i pallini però devono aver colpito un ostacolo, forse un palo, che ha deviato la loro traiettoria e li ha fatti colpire quel giovane. E’ la verità, non l’ho fatto apposta, sono stato solo sfortunato». Zangari si è accorto di quanto era successo, ma è subentrato il panico. «Ho visto che si toccava la schiena, ho capito di averlo colpito - continua -, volevo scendere subito a dire che era stata colpa mia, a chiedergli scusa, ma sono stato preso dalla paura. E’ difficile spiegare cosa succede in quei momenti, ricordo solo che sono rimasto in casa, fino a quando i carabinieri hanno suonato alla mia porta». I militari del luogotenente Antonio Bellanova, intervenuti pochi minuti dopo il fatto, in breve hanno ricostruito la dinamica della vicenda, capendo con precisione da dove era stato esploso il colpo. Il fucile e le munizioni trovate nell’appartamento di Zangari hanno confermato tutte le ipotesi. «Non ho ammesso subito le mie responsabilità - prosegue l’italo-argentino -, alla fine però sono crollato. Ho chiesto ai carabinieri come stava il ragazzo, ero molto preoccupato, non volevo che stesse male. L’unica mia consolazione è non avergli procurato una ferita grave, sapere che si riprenderà in poco tempo. Lo supplico di perdonarmi, non avevo nessuna intenzione di colpirlo. Non sono un uomo cattivo e tantomeno razzista, non ho mai fatto del male a nessuno». Sparare in piazza però resta un fatto gravissimo. Zangari sembra essersene reso conto: «Sono consapevole di aver fatto una tremenda sciocchezza - conclude - non so cosa mi sia passato per la testa, non si può giocare al tiro al bersaglio in piazza. Adesso mi rendo conto di essere stato uno scriteriato, non capiterà mai più: lo giuro. Mi scuso con tutti». •

Francesca Cavedagna

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