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Bassano

La vedova Procopi
«Non si è ucciso
per fatti economici»

L’ingresso nella chiesa della bara del commercialista Procopi con il corteo di  congiunti e amici. CECCON
L’ingresso nella chiesa della bara del commercialista Procopi con il corteo di congiunti e amici. CECCON
L’ingresso nella chiesa della bara del commercialista Procopi con il corteo di  congiunti e amici. CECCON
L’ingresso nella chiesa della bara del commercialista Procopi con il corteo di congiunti e amici. CECCON

Mariolina Dani, la moglie del commercialista Gianpietro Procopi morto suicida giovedì scorso, non si dà pace. Oltre al dolore per la perdita del marito, nel momento dell’ultimo saluto c’è anche il rincorrersi delle voci sulle possibili motivazioni di un gesto così tragico.

Molteplici sembrano essere le verità. Molti, tra quanti lo conoscevano, tentano di dare una spiegazione. In particolare l'accento è stato anche poste su presunte difficoltà finanziarie legate quale componente del Cda di Banca Nuova del Gruppo Banca Popolare di Vicenza.

La moglie, però, dà un’altra versione. «Ho tutti i motivi - afferma Dani - per ritenere che le cause della tragedia non siano da imputare a problemi economici o legati a operazioni bancarie non concluse in modo positivo effettuate da Gianpietro. Del resto lo hanno affermato nelle diverse interviste anche i responsabili degli istituti di credito che ringrazio per le parole dedicategli. Sono stata sua moglie per 16 anni e l’avevo conosciuto quattro anni prima: conosco una per una, tutte le collaborazioni di Gianpietro in città e altrove. Avrei intuito eventuali anomalie, anche se non mi fossero state apertamente rivelate. Mio marito, lo ribadisco, non era minimamente assillato da problemi di salute e nemmeno depresso».

«Ciascuno - aggiuge - può dire quello che vuole. Ho sentito molte interpretazioni sulla vicenda e sugli organi d'informazione sono apparse le più svariate interpretazioni delle quali nessuna mi risulta avere la benché minima consistenza. Rimangono illazioni che mi lasciano basita, ma che lascio scivolar via, anche perché conosco la correttezza di Gianpietro sia nei confronti di noi familiari, sia dei clienti. Come moglie sono fiera di essergli stata accanto per 20 anni e lo sono ancora di più in questo momento, considerati tutti gli attestati di stima evidenziati verso la sua figura».

«Il presidente dell’Ordine dei commercialisti Amedeo Busnardo - prosegue la moglie del professionista - nel corso della cerimonia funebre ha illustrato in modo impeccabile l’immagine di mio marito. Di altre cose non so nulla. Cercheremo anche attraverso le indagini degli inquirenti di comprendere i motivi dell’accaduto, ma probabilmente non li conosceremo mai. Al momento non c'è alcuna traccia che possa spiegare il dramma. Gianpietro ha unicamente lasciato un biglietto con scritto “Perdonami, perdonatemi. Vi voglio bene”. La parola “perdonami” era per me».

Anche la moglie, come molti conoscenti e colleghi, nei giorni precedenti la tragedia non aveva notato alcunché di strano che potesse far pensare ad un tormento interiore.

«No, non c'è stato nulla di particolare, nessun segno premonitore - spiega - Avevamo rinviato la partenza per le ferie al venerdì, perché Gianpietro doveva concludere un lavoro. Giovedì è rientrato a casa per il pranzo, ha parlato e mangiato serenamente, mi ha dato un bacio ed è tornato in ufficio: come faceva sempre».

«Devo superare questo momento terribile - conclude la donna - Sono choccata e devastata dal dolore. Mi è stato difficilissimo durante la cerimonia funebre mantenere un atteggiamento composto, ma era una prova che dovevo dare a Gianpietro. Da adesso in poi bisogna riuscire a guardare avanti anche per quanto concerne l’attività professionale di mio marito. Ma questo non mi preoccupa più di tanto perché i colleghi dello studio, Poloniato, Fracca e Carraro, mi sono stati vicini fin dai primi momenti e lo sono ancora. Sono persone eccezionali per professionalità umanità e moralità. Il mio Gianpietro è sempre stato orgoglioso di lavorare al loro fianco. Spero che quanto prima su questa terribile vicenda si spengano i riflettori».

Lucio Zonta

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