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La perizia di Inco: «Intorno al Ponte edifici fessurati»

Ieri pomeriggio sono proseguiti i lavori di rimozione delle ture al Ponte degli Alpini FOTO  CECCONIn consiglio comunale le minoranze hanno dato battaglia
Ieri pomeriggio sono proseguiti i lavori di rimozione delle ture al Ponte degli Alpini FOTO CECCONIn consiglio comunale le minoranze hanno dato battaglia
Ieri pomeriggio sono proseguiti i lavori di rimozione delle ture al Ponte degli Alpini FOTO  CECCONIn consiglio comunale le minoranze hanno dato battaglia
Ieri pomeriggio sono proseguiti i lavori di rimozione delle ture al Ponte degli Alpini FOTO CECCONIn consiglio comunale le minoranze hanno dato battaglia

Dai dubbi sulla tenuta delle spalle allo scontro sullo stato di consistenza del cantiere. Il Ponte è stretto in una morsa e ad oggi non si vede via d’uscita. Del resto, come affermato dal consigliere comunale Dario Bernardi giovedì in consiglio, «siamo alla vigilia di un grave contenzioso». Un contenzioso che vedrà la Vardanega puntare sull’indisponibilità, a suo parere, della spalla Nardini. Un punto sollevato anche in consiglio con Andrea Zonta (Bassano conGiunta) che ha citato due perizie commissionate dalla Inco di Pergine (quando le erano stati affidati i lavori) all’ingegner Luca Oss Emer di Trento. Le analisi, poi consegnate alla Vardanega, sono state svolte sugli immobili in sinistra Brenta (all’incrocio tra via Pusterla, via Gamba e via Ferracina) e in destra Brenta, al museo e alla Taverna degli Alpini, e hanno determinato «un quadro fessurativo esteso e originato da molteplici aspetti di cause sovrapposte, parzialmente ancora in atto per quanto riguarda gli immobili principalmente posti sulla sinistra idrografica». Oss consigliava «la verifica costante durante tutte le fasi dei lavori dello stato tensionale della struttura esistente». Nella prima perizia, del 22 gennaio 2017, Oss suggeriva pure di «verificare l’eventuale eliminazione di carichi dalle spalle durante i lavori», in modo da non «aggravare le condizioni delle fessurazioni esistenti». «Perché durante l’anno perso per il contenzioso con Vardanega non si è approfittato per dare corso alle perizie di verifica volute dai Nardini? - ha chiesto quindi Zonta - o ad apportare modifiche al progetto di Modena che metteva in crisi questi edifici?». L’assessore ai lavori pubblici Roberto Campagnolo ha definito quella di Zonta «una forzatura»: «La perizia è prevista dalla convenzione - afferma - per certificare lo stato degli edifici che si trovano nei pressi del Ponte. È un obbligo dell’appaltatore, non un documento “misterioso”». Per Campagnolo, non rivelerebbe nulla di nuovo. «Il fatto che la spalla sia messa male certifica che è necessario intervenire anche su di essa, cosa che non è mai stata esclusa dal progetto. La stessa convenzione con i Nardini prevede che, in caso dalle ultime analisi emerga che la situazione è peggiorata, sarà necessario trovare delle opportune soluzioni tecniche». Ieri intanto c’è stato un nuovo incontro tra i tecnici del Comune e della Vardanega per lo stato di consistenza dei materiali lasciati in cantiere dalla ditta. Nel frattempo, Giannantonio Vardanega ha fatto sapere che i suoi legali stanno preparando il ricorso in tribunale e ribadisce la bontà delle sue alternative al progetto, anche le più strane come quella di ghiacciare il Brenta, rivelata dal sindaco Poletto. «Una soluzione percorribile - afferma - che consisteva nel saturare il fondo del fiume con getti di calcestruzzo, creando una ghiacciatura in superficie. Proposta stoppata dal Genio civile perché troppo onerosa. Ma il costo sarebbe stato compensato dalla minore invasività». • © RIPRODUZIONE RISERVATA

Enrico Saretta

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