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La nostalgia di Bisaglia «imprenditore politico»

Lo storico Leonardo Raito alla presentazione in bibliotecaAntonio Bisaglia
Lo storico Leonardo Raito alla presentazione in bibliotecaAntonio Bisaglia
Lo storico Leonardo Raito alla presentazione in bibliotecaAntonio Bisaglia
Lo storico Leonardo Raito alla presentazione in bibliotecaAntonio Bisaglia

Nostalgia per un mondo nel quale la politica era sinonimo di competenza, ieri in biblioteca all’incontro “Antonio Bisaglia-Imprenditore e politico nella prima Repubblica” e un’assenza che non è sfuggita: quella, in massa, degli attuali amministratori. Di destra o di sinistra, con l’esclusione di Paola Bertoncello, consigliera del Pd. C’era, invece, la vecchia guardia democristiana, con gli ex parlamentari D’Agrò, Fabris e Secco e l’ultimo segretario di Bisaglia, il polesano Renzo Marangon, già assessore regionale. Relatore lo storico Leonardo Raito: da lui è stato un fuoco di fila di riferimenti all’attualità, anche cittadina. Con l’avvertenza che «di Bisaglia, ministro e punta di diamante della Dc, dopo tangentopoli si sono dimenticati i meriti». Tra tutti, la lunga formazione prima di accedere a un incarico pubblico, mentre oggi bastano dieci “mi piace” su facebook. Oppure, l'aver sempre riconosciuto il primato dell’assemblea sull’esecutivo, si trattasse del Parlamento o del Consiglio comunale. «Al contrario, adesso – ha ripreso il relatore – il dibattito è un fastidio». Ancora, Bisaglia brillava per capacità organizzativa e leadership. «Caratteristiche che, non senza ombre – ha aggiunto – ne avevano fatto uno dei potenti del Veneto». Da qui la definizione di «imprenditore politico», «perché sapeva dirigere, dare ordine, fissare degli obiettivi e far crescere il consenso. Ma anche lanciarsi in scontri durissimi, sapendo però che alla fine era necessario fare sintesi». Inevitabile il confronto con la situazione politica cittadina a tre mesi dalle amministrative. Una partita che vede entrambi gli schieramenti ancora alla ricerca del candidato ideale. «Il grande assente oggi – ha chiuso Raito – è lo sguardo a lungo termine, perché in passato i partiti investivano su chi era promettente, lo formavano e così creavano classe dirigente». E in Bisaglia, al netto di una certa spregiudicatezza e dei dubbi sulla sua morte improvvisa in mare a 55 anni, convivevano l’organizzatore puntiglioso anche delle sezioni locali del partito e il politico capace di accendere entusiasmi. «Una figura – ha osservato il giornalista Giandomenico Cortese – che portava passione alla politica. E dava valore a Bassano, per due volte suo collegio elettorale». «Non sempre ti faceva capire che cosa avesse in mente – ha aggiunto l’ex senatore Pietro Fabris - ma tu sapevi sempre che nel suo agire c’era un progetto politico. E’ merito suo se la più grande industria bassanese, le Smalterie, fu salvata dalla chiusura. Si era bisagliani per questo, per la sua capacità di cogliere le questioni anche spinose e di affrontarle». Personaggio pubblico e uomo riservato, ai vertici della politica nazionale ma attentissimo al consenso della base, conservatore per indole, riformista per il treno dei tempi. Nel novantennale della nascita, Raito ha reso omaggio a una figura cardine del Veneto del dopoguerra. «Un tempo nel quale – ha detto uno spettatore – in confronto a oggi erano tutti giganti». •

Lorenzo Parolin

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