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La moschea nella bufera
«Non siamo estremisti
Amiamo questo Paese»

Il Centro islamico Assunna in via Prosdocimo a San Lazzaro FOTOSERVIZIO CECCONKrasniqi Nuhi, referente del centro islamico Assunna
Il Centro islamico Assunna in via Prosdocimo a San Lazzaro FOTOSERVIZIO CECCONKrasniqi Nuhi, referente del centro islamico Assunna
Il Centro islamico Assunna in via Prosdocimo a San Lazzaro FOTOSERVIZIO CECCONKrasniqi Nuhi, referente del centro islamico Assunna
Il Centro islamico Assunna in via Prosdocimo a San Lazzaro FOTOSERVIZIO CECCONKrasniqi Nuhi, referente del centro islamico Assunna

«Non siamo un gruppo radicale. Abbiamo sempre rispettato e rispettiamo la legge italiana. Siamo da tanto tempo in questo Paese e l’amiamo».

Sono le parole di Krasniqi Nuhi, colui che nelle ultime settimane è diventato l’“imam cattivo” del Bassanese. Una definizione, però, che al kosovaro non è andata proprio giù e così, ma soltanto dopo lunghe trattative, ha scelto di chiarire con Il Giornale di Vicenza la sua posizione, in un giorno di preghiera per i musulmani.

Krasniqi è arrivato al centro islamico Assunna di Bassano poco prima delle 12 di ieri per dare inizio ai preparativi per la preghiera. Lì, nel piazzale di questo capannone-moschea di via Maria Prosdocimo 22, zona industriale sul Lungobrenta di San Lazzaro, non aveva alcuna voglia di commentare le ultime vicende che lo hanno visto al centro della bufera per aver dichiarato alla trasmissione “La Gabbia” di La7 che «L’Islam è sottomissione agli ordini di Dio e del Profeta». Le sue parole erano suonate come una giustificazione alla violenza dei padri padroni sulle figlie che non vogliono portare il velo. Un caso aveva avuto come sventurata protagonista anche una ragazzina della Valbrenta. Da qui, il passo verso l’accusa di essere a capo di un gruppo d’integralisti islamici è stato brevissimo: dopo la messa in onda della trasmissione, le prese di posizione politiche nei suoi confronti sono state pesantissime ed è stata richiesta persino l’espulsione. Ecco perché Krasniqi non voleva più rilasciare dichiarazioni. Poi, però, dalle sue parole di ieri, è apparso un quadro diverso rispetto a quanto emerso nella trasmissione televisiva, una posizione più vicina all’ortodossia religiosa che a forme di pericoloso integralismo. Ieri, nonostante inizialmente non si fidasse a parlare, ha concesso il proprio pensiero solo dopo averci pensato per bene e assieme al suo gruppo di fedeli.

Alle 12.15 è entrato nel centro culturale di San Lazzaro e ha dato inizio alla preghiera, assieme a una ventina di uomini che nel frattempo hanno raggiunto lo stabile. Magrebini, africani, balcanici, tutti uomini di mezza età. Alcuni di loro vivono a Bassano oramai da decenni e lavorano in città. Lo stesso “imam” risiede a Bassano da 16 anni. La preghiera è terminata verso le 13.15. Krasniqi è uscito, e, dopo ulteriori ripensamenti, ha acconsentito a rilasciare una sua breve dichiarazione, nella quale ha ribattuto alle accuse rivolte al suo gruppo di essere vicino al radicalismo.«Non siamo un gruppo radicale - questa la sua dichiarazione scritta, che ha voluto controfirmata - Abbiamo sempre rispettato e rispettiamo la legge italiana. Siamo da tanto tempo in questo Paese e l’amiamo».

Nuhi ha poi puntualizzato di non essere un imam ma soltanto il responsabile del centro culturale Assunna, con ruoli di coordinamento durante le attività della settimana. Il centro raggruppa complessivamente una trentina di persone. Nuhi ha poi riferito su come si sarebbero svolti i fatti durante la registrazione della trasmissione andata poi in onda. In sostanza, una troupe de La7 si è presentata alla porta del centro e ha chiesto di intervistarlo. Soltanto pochissimi minuti dell’intera registrazione sono stati però trasmessi. Uno dei membri del centro, però, ha ripreso tutta l’intervista, tanto che Nuhi ha riferito di averla poi consegnata anche alle forze dell’ordine per dimostrare come siano andate realmente le cose.

Enrico Saretta

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