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L’allarme dell’Ulss: «Mancano 30 medici»

I vertici del’Ulss 7 Pedemontana, Pigatto, Simoni, Zandonà e Barausse ieri in conferenza stampaL’accesso del pronto soccorso
I vertici del’Ulss 7 Pedemontana, Pigatto, Simoni, Zandonà e Barausse ieri in conferenza stampaL’accesso del pronto soccorso
I vertici del’Ulss 7 Pedemontana, Pigatto, Simoni, Zandonà e Barausse ieri in conferenza stampaL’accesso del pronto soccorso
I vertici del’Ulss 7 Pedemontana, Pigatto, Simoni, Zandonà e Barausse ieri in conferenza stampaL’accesso del pronto soccorso

Deficit di medici all’Ulss 7: all’appello manca una trentina di professionisti e il commissario Bortolo Simoni suona il campanello di allarme. «Alla fine del 2016 i medici in forza all’azienda sanitaria erano 569 – spiega -, un anno fa 566, oggi 538. La situazione non è drammatica ma la tendenza preoccupa e va invertita». A soffrire in particolare è il pronto soccorso che, nelle due sedi principali di Bassano e Santorso, lamenta una carenza di una quindicina di persone. «Il problema – precisa Simoni – è strutturale, e non dipende né dall’Ulss né dalla Regione. È una questione di programmazione nazionale pregressa o, in altre parole, di carenza di specialisti». I giovani laureati in medicina si specializzano poco, se lo fanno preferiscono la libera professione e, se proprio devono inserirsi in un organico pubblico, scelgono l’Europa centrale o la Scandinavia. «Un’azienda sanitaria ha bisogno di specialisti – prosegue il commissario - ma non riusciamo a trovarli. E oggi che i nodi del passato sono venuti al pettine, tutte le Asl sono in difficoltà». L’introduzione del numero chiuso a medicina, negli anni ’90 serviva a garantire il lavoro ai laureati. La misura, però, non poteva tener conto dei futuri assetti economici e sociali europei. «In particolare – evidenzia Simoni – della carenza di medici in Francia, Germania, Regno Unito e Scandinavia. Con il risultato che, potendo mettere sul piatto remunerazioni più alte, i Paesi ricchi funzionano da attrattore per i neospecializzati italiani, e da noi mancano le professionalità. In particolare anestesisti, cardiologi e radiologi». Per questo, il commissario, respinge le accuse di inerzia dell’Asl o della Regione, tenuta a dare il nulla osta a tutte le nuove assunzioni. «Non è un problema di cassa o di mancate autorizzazioni da Venezia – puntualizza -. Nel 2017 la Regione ha autorizzato l’assunzione di una settantina di specialisti, lo scorso anno di ben 122. Ne abbiamo trovati poco più di 40 nel primo caso e 37 nel secondo. Se ci fossero li assumerei subito, altro che inerzia». Per questo i vertici dell’Asl 7 incrociano le dita in attesa che la Finanziaria “liberi” gli specializzandi all’ultimo anno di scuola post laurea, permettendo loro di accedere a concorsi speciali. Allo stesso modo, si spera nella riforma dell’autonomia regionale e nell’apertura di bandi dell’ “Azienda Zero” regionale. Nel frattempo l’Ulss 7 sonderà le possibilità di impiego di medici esterni all’organico in alcuni settori cruciali come il pronto soccorso. «In Lombardia si è arrivati ad affidarsi alle cooperative e alle agenzie di lavoro interinale – evidenzia Simoni -. Da noi preferiamo i diplomati ai corsi regionali in medicina d’emergenza e gli abilitati in libera professione. In questo modo la copertura sarà garantita ma il problema andrà affrontato a livello nazionale se non addirittura europeo». •

Lorenzo Parolin

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