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In 300 dal Brasile tornano a caccia della cittadinanza

In aumento gli italo-brasiliani che chiedono la cittadinanzaUno scorcio di Nova Bassano, ripresa così in una scena della fiction “Di padre in figlia” che ha rievocato anche i legami con il Brasile
In aumento gli italo-brasiliani che chiedono la cittadinanzaUno scorcio di Nova Bassano, ripresa così in una scena della fiction “Di padre in figlia” che ha rievocato anche i legami con il Brasile
In aumento gli italo-brasiliani che chiedono la cittadinanzaUno scorcio di Nova Bassano, ripresa così in una scena della fiction “Di padre in figlia” che ha rievocato anche i legami con il Brasile
In aumento gli italo-brasiliani che chiedono la cittadinanzaUno scorcio di Nova Bassano, ripresa così in una scena della fiction “Di padre in figlia” che ha rievocato anche i legami con il Brasile

In passato attraversavano l’Atlantico in cerca del benessere sotto le insegne verdeoro del Brasile, oggi viaggiano in direzione opposta per recuperare la cittadinanza italiana degli avi, e il passaporto che permette di muoversi liberamente nell’Unione europea così da poter cercare fortuna e lavoro, prevalentemente in Gran Bretagna. E in due anni si sono presentati in trecento agli uffici del Comune. Sono gli italo-brasiliani di origine veneta, prevalentemente della zona di Porto Alegre, intenzionati a far riemergere dagli archivi la cittadinanza di bisnonni e trisavoli imbarcatisi alla volta dell’America latina anche un secolo e mezzo fa. Quando tornano sulle tracce degli antenati, questi discendenti dell’emigrazione veneta si dirigono in particolare verso due poli di attrazione: il Bellunese e Bassano. «Spesso della famiglia d’origine conservano solo il cognome, qualche volta pure storpiato – spiega l’assessore ai servizi demografici, Crisitna Busnelli – e di regola conoscono solo a grandi linee la zona di provenienza degli antenati». “Pedemontana”, “Trevigiano”, “Provincia di Vicenza”: sono queste le indicazioni che forniscono agli impiegati comunali e dalle quali cominciano le ricerche. «Oltre 160 discendenti di italiani hanno fatto richiesta di cittadinanza nel 2016 – riprende l’assessore – altri 130 si sono presentati nel 2017. E devo dire che buona parte non era neppure bassanese». A Bassano, però, trovano uffici dell’anagrafe organizzati e personale competente. Le voci (anche oltreoceano) circolano, e il numero degli aspiranti cittadini italiani non conosce crisi. «Spesso gli altri Comuni del comprensorio – precisa Busnelli – non hanno il personale per avviare ricerche che possono durare anche settimane. Gli emigranti del XIX secolo partivano dal Veneto a volte con il solo documento d’identità, molti erano analfabeti, e un certo numero desiderava dimenticare la miseria dalla quale fuggiva». Così accade che i ricordi familiari siano frammentari, spesso incompleti, e le indicazioni solo di massima. «Facciamo volentieri quello che si può – spiega l’assessore – e anche se ricostruire gli alberi genealogici è un impegno, la situazione è sotto controllo e forniamo il servizio in tempi ragionevoli». Non c’è per ora nessun assalto, come invece è accaduto in Val Zoldana, dove sono arrivate anche 400 richieste tutte in una volta e dove il numero di iscritti all’Aire si avvicina al 30 per cento degli aventi diritto al voto. Il fenomeno è però costante e va monitorato. «Tecnicamente – chiude l’assessore – i richiedenti non hanno mai perso la cittadinanza, trasmessa di padre in figlio per diritto di sangue. Non devono ottenerla, ma solo dimostrare la continuità della trasmissione». Una volta ottenuta la cittadinanza, la maggior parte dei richiedenti saluta Bassano: o torna in Brasile o, finché la Brexit lo permetterà, si dirige a Londra. In cerca di lavoro e fortuna come i bisnonni. •

Lorenzo Parolin

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