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Il restauro dell’Ossario ancora incompiuto nonostante le promesse

L’obiettivo era di ultimare il restauro in vista del CentenarioPonteggi e reti da cantiere ancora presenti dopo anni di lavoriIl Tempio Ossario di Bassano continua a richiamare visitatori da tutta Europa FOTOSERVIZIO CECCON
L’obiettivo era di ultimare il restauro in vista del CentenarioPonteggi e reti da cantiere ancora presenti dopo anni di lavoriIl Tempio Ossario di Bassano continua a richiamare visitatori da tutta Europa FOTOSERVIZIO CECCON
L’obiettivo era di ultimare il restauro in vista del CentenarioPonteggi e reti da cantiere ancora presenti dopo anni di lavoriIl Tempio Ossario di Bassano continua a richiamare visitatori da tutta Europa FOTOSERVIZIO CECCON
L’obiettivo era di ultimare il restauro in vista del CentenarioPonteggi e reti da cantiere ancora presenti dopo anni di lavoriIl Tempio Ossario di Bassano continua a richiamare visitatori da tutta Europa FOTOSERVIZIO CECCON

Per accedere bisogna districarsi tra grate e reti da cantiere, ancora tese sotto il cartello che dice “consegna lavori: giugno 2018”. I turisti, però, al Tempio Ossario, arrivano. «Anche sabato sono stati un centinaio – precisano i fanti che accolgono le visite all’ingresso – e per il 4 novembre siamo lì». Lo ripetono, quasi a esorcizzare una situazione che è una spina nel fianco della città. L’Ossario è stato chiuso per anni. Si sperava in una riapertura per l’avvio del Centenario ed è stata solo parziale. Poi si è contato sul 2016 per il ritorno alla piena fruibilità. Poi il 2017, con la Battaglia d’arresto da ricordare. Poi il 2018, perché per l’anniversario di Vittorio Veneto vuoi che non lo riaprano? Ieri era il 4 novembre. Trascorso tra grate e reti da cantiere. L’aspetto curioso, ma neppure troppo pensando alla dedizione dei tanti volontari coinvolti, è che all’ingresso si ha la sensazione che tutto ciò che si poteva fare per accogliere, sia stato fatto. Così l’azione di Amministrazione, comitati (per la riapertura e per le celebrazioni del Grappa), club service e associazioni d’arma ha portato ad allestire due mostre. Una fotografica, “E Bassano andò alla guerra”, per ripercorrere i mesi di conflitto, e l’altra, “La Pace è…”, coi cartelloni delle scuole elementari. E poi i volantini sulla storia dell’edificio, le biografie delle medaglie d’oro sepolte nell’Ossario, i fiori freschi nella cripta e un ufficio informazioni, con le pareti però di compensato, che i volontari hanno solo potuto ingentilite con dei poster. «Noi il nostro servizio lo facciamo volentieri – dicono i custodi – e poi, a pensare che all’Ossario arrivino da tutta Italia, siamo orgogliosi». Vero, e anche da Oltreconfine: spagnoli, tedeschi e austriaci. «Tante persone – riprendono – cercano tra le oltre 5 mila salme un parente lontano, un antenato o una persona che porti il loro cognome». Cercano e a volte alzano lo sguardo. Qualche metro sopra i pannelli, i segni del tempo si rivelano in tutta la loro preoccupante portata. La parete nord è per metà scrostata. Così il tiburio e tratti delle pareti laterali. E le infiltrazioni hanno lasciato macchie scure. Si abbassa lo sguardo tornando alle foto. La cui sequenza si chiude con l’Ossario cadente nel 1945. Nessuno vuol tornare a vederlo così. • © RIPRODUZIONE RISERVATA

Lorenzo Parolin

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