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Bassano

Il ragioniere
nella “black list”
del Califfato

Gli sgherri del Califfo avrebbero messo nel mirino un bassanese
Gli sgherri del Califfo avrebbero messo nel mirino un bassanese
Gli sgherri del Califfo avrebbero messo nel mirino un bassanese
Gli sgherri del Califfo avrebbero messo nel mirino un bassanese

Gli attentati terroristici di matrice fondamentalista che stanno insanguinando e seminando il panico in gran parte dell’Europa insegnano che non si può stare tranquilli. Se poi il tuo nome, cognome, indirizzo di casa, professione, numero di telefono e casella di posta elettronica finiscono in una lista nera di «infedeli» redatta dall’Isis e pubblicata su internet, la paura per la propria incolumità prende definitivamente il sopravvento rispetto al quieto vivere. Lo sa bene il ragioniere A.C., impiegato di banca e residente a Bassano del Grappa, che ha scoperto di essere stato inserito in una black list di bersagli umani.

ISLAMIC CYBER ARMY. Come scoperto dal conduttore del settimanale Terra! ed ex vicedirettore del Tg5 Toni Capuozzo, e pubblicato nei giorni scorsi su Il Giornale di Vicenza, il nome del ragioniere compare in un elenco di bersagli da uccidere che comprende 12 mila canadesi, 2.168 americani, 214 inglesi, 55 belgi e 32 italiani. La lista è apparsa sul sito “Islamic cyber army”, messo in piedi dagli hacker informatici del Califfato, ed è corredata da un ordine categorico rivolto ai cosiddetti «lupi solitari»: «Sparategli, accoltellateli, fateli saltare in aria, investiteli con l’auto, tirate loro sassi, intossicateli con il veleno, colpiteli con il bastone». Gli istigatori dell’Isis, inoltre, invitano i loro seguaci a colpire «in mezzo alla folla».

LA SCOPERTA. Il ragioniere ha scoperto di essere finito in quella lista di morte solamente da qualche giorno, quando è stato contattato dalla Digos. Dire che l’ha presa bene è un eufemismo. All’improvviso è stato catapultato in un universo che non conosceva e con il quale non aveva mai avuto a che fare. A rassicurarlo ci hanno pensato gli investigatori, che non ritengono credibile la minaccia apparsa su internet. Per questo motivo il bassanese e la sua famiglia non verranno messi sotto protezione. Ma come ci è capitato in quell’elenco un tranquillo impiegato di un istituto di credito che non fa lo 007 né tantomeno lavora sotto copertura per conto di qualche governo? Secondo le forze dell’ordine i dati personali del bassanese, che per lavoro intrattiene numerosi contatti (anche tramite posta elettronica) con molte aziende, sarebbero stati rubati da un hacker e finiti in quel calderone di nomi, cognomi e indirizzi senza un apparente motivo plausibile.

GLI ALTRI CASI. La situazione del bassanese è identica a quella della maggior parte degli altri «bersagli» italiani inseriti nell’elenco dell’Islamic ciber army. Che, sempre secondo la questura, sarebbe stato rimosso di recente dal web. Nessuno dei «nemici dell’Islam» italiani indicati dai seguaci del Califfato ha fatto qualcosa per meritarsi l’attenzione dei terroristi e non capisce il motivo per il quale è stato indicato come un elemento «da sgozzare senza pietà». Assieme all’impiegato di banca sono stati individuati un ingegnere romano, un uomo che lavora al Consiglio nazionale delle ricerche, un dipendente della Banca d’Italia. E ancora: un docente universitario di Lecce che abita in una località della Valtellina, il manager di una società di servizi del settore bancario, una donna che dirige un’azienda e un esperto che lavora nel campo dei nuovi media. Tutte figure professionali lontane anni luce dalla guerra al terrorismo di matrice islamica, che avrebbero avuto la sfortuna di finire in banche dati di redatte da qualche azienda che sono poi state dimenticate nello spazio virtuale della rete globale. Come nel caso del ragioniere bassanese, infatti, molti degli indirizzi di posta elettronica pubblicati sul web dall’armata cybernetica del Califfato sarebbero vecchi e non più utilizzati da diversi anni, e già sostituiti da nuovi account. Dati che qualche pirata informatico avrebbe preso qua e là per poi metterli assieme seguendo chissà quale criterio. Questa è l’idea che si sono fatte le forze dell’ordine.

Valentino Gonzato

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