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«Il Giudice di pace
va potenziato
Pochi magistrati»

La nuova Cittadella della giustizia di BassanoL’avvocato Gabriele Alessio
La nuova Cittadella della giustizia di BassanoL’avvocato Gabriele Alessio
La nuova Cittadella della giustizia di BassanoL’avvocato Gabriele Alessio
La nuova Cittadella della giustizia di BassanoL’avvocato Gabriele Alessio

Prima il Tribunale della Pedemontana, adesso il Tribunale delle imprese. Le proposte per riportare i servizi della giustizia in città non mancano, e tutte hanno i numeri per essere concretizzate. Gli avvocati bassanesi, che hanno combattuto strenuamente per scongiurare la soppressione del presidio di via Marinali, hanno però imparato a non farsi più illusioni e ad essere pragmatici. E di fronte alla nuova iniziativa della Confartigianato per riaprire la Cittadella della giustizia di via Marinali, reagiscono in modo tiepido: «Ben venga tutto ciò che può portare un miglioramento dei servizi ai cittadini, ma più che a nuove aperture è meglio tenere alta la guardia e difendere ciò che è rimasto, il giudice di pace, e implementarlo». A parlare è l’avvocato Gabriele Alessio, direttore del Circolo giuridico bassanese.

«Quando è stato istituito, il Giudice di pace di Bassano aveva 6 giudici, oggi invece sono 2: ecco, personalmente vedrei bene il potenziamento di questo servizio, che poi è quello che più va incontro alle esigenze dei cittadini. È un giudice di prossimità, che affronta piccole grandi questioni legali. Ed è bene che Bassano non lo perda, magari con un colpo di spugna improvviso».

Cosa pensa del Tribunale delle imprese?

«È un istituto che funziona ma è irrealizzabile perchè legato esclusivamente alle Corti d’appello e alle loro sezioni distaccate, e nel Veneto c’è solo a Venezia. Ad essere sinceri, però, trovo che le competenze siano limitate e non so se potrebbe essere la struttura giusta per aiutare le imprese del Bassanese. In un’ottica globale è meglio salvaguardare il Giudice di pace».

E il Tribunale della Pedemontana?

«È un’idea straordinaria, che si fonda su esigenze reali e concrete di una comunità molto vasta e supera le logiche campanilistiche. È un progetto su cui abbiamo lavorato tanto, in primis il collega Francesco Savio, e che continuiamo a portare avanti, nella speranza che possa essere realizzato e aperto nella nuova Cittadella della giustizia».

A che punto è l’iter?

«Al momento è tutto fermo, purtroppo. E francamente credo molto poco alle parole della senatrice Rosanna Filippin sulla possibilità che possa essere affrontato relativamente a breve, ad esempio nella prossima legislatura, nell’ambito del riordino delle Corti d’appello: se abbiamo imparato qualcosa dalla soppressione del Tribunale di Bassano, è che alle promesse dei politici non bisogna più credere.

Come mai questo pessimismo?

«Assieme ai miei colleghi continueremo a lottare per la riapertura, e continuiamo a sperarci, ma se hanno chiuso un tribunale campione di efficienza e che aveva tutti i numeri per continuare a esistere vuol dire che evidentemente a Roma manca qualche “angelo custode” che abbia a cuore le sorti di Bassano. Per non parlare di ciò che sta succedendo a Vicenza: lo sforzo per migliorare le cose è stato notevole e anche questo mi fa pensare che per il Tribunale della Pedemontana lo spazio sia davvero poco».

Cosa è cambiato per gli avvocati restare senza tribunale?

«Lavorare è più difficile, da un lato per la crisi economica e dall’altro perchè la scomodità è palese e non è giusto far gravare questa situazione sui clienti. Ci siamo comunque adattati e abbiamo cercato di ottimizzare le trasferte a Vicenza. Per quanto riguarda le tempistiche, a Bassano erano invidiabili, l’inizio a Vicenza è stato problematico. I miglioramenti però ci sono stati, anche se ci sono ancora diversi aspetti da sistemare».

L’unico riferimento per gli avvocati bassanesi ora è il Circolo...

«Prima era una costola dell’ordine e seguiva la scuola praticanti e l’aggiornamento professionale. Adesso è diventato il riferimento per i colleghi bassanesi, per mantenere i rapporti, per discutere di lavoro e non, e per non lasciar tramontare la lunga tradizione che la nostra professione ha nel Bassanese».

Com’è la situazione per i giovani bassanesi che vogliono intraprendere questa carriera?

«Il numero di praticanti si è praticamente dimezzato, ma è un fenomeno globale, non imputabile alla chiusura del tribunale. È calato drasticamente l’appeal della nostra professione. Per i giovani bassanesi, poi, affermarsi è chiaramente più difficile e questo non aiuta. Eppure continuo a ritenere che la nostra professione sia straordinaria e abbia un ruolo sociale di enorme importanza: aiutare un cittadino a ottenere giustizia è impagabile».

Davide Moro

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