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Il Brenta è sotto controllo
ma la falda preoccupa
«Mai stata così a secco»

Una veduta aerea del Brenta a valle di Bassano FOTO CECCON
Una veduta aerea del Brenta a valle di Bassano FOTO CECCON
Una veduta aerea del Brenta a valle di Bassano FOTO CECCON
Una veduta aerea del Brenta a valle di Bassano FOTO CECCON

Lo storico bacino del Corlo sotto di 7 metri rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso, falda praticamente inesistente, risorgive dimezzate. Se il flusso nel Brenta resta sotto controllo e le colture nel Bassanese si sono salvate, nell’anno della grande siccità, il merito va in larga parte alla gestione del Consorzio di Bonifica Brenta. Questo però non fa abbassare l’allarme sulla questione idrica, che mai come in questo 2017 ha registrato un calo così costante e continuativo delle precipitazioni. Il futuro è grigio, anzi arido. E le soluzioni di pronto utilizzo assenti, anche se le idee, ancora tutte da approvare e finanziare, non mancherebbero.

ALLARME FALDA. A preoccupare di più sono le riserve naturali sotterranee, in costante diminuzione anche nel Bassanese, dove sono scese di oltre 3 metri rispetto all’anno scorso. Questa diminuzione si ripercuote sulle risorgive, e quindi sull’acqua a disposizione delle colture. «Basti pensare - spiega il presidente del Consorzio, Enzo Sonza -, che negli anni Settanta erano catalogate 58 risorgive, ognuna delle quali forniva 13-14 metri cubi di acqua al secondo. Ora se ne contano al massimo una ventina, che nel mese di giugno hanno fornito meno di un metro cubo al secondo. Questo aggravamento è generato anche dalla terribile siccità di quest’anno. Non si era mai visto un periodo così lungo senza precipitazioni, praticamente siamo in allarme da gennaio». La soluzione si è trovata, non senza difficoltà. «Solo grazie all’attenta gestione della risorsa idrica per tutto questo periodo e alla riserva accumulata presso i bacini montani come il Corlo è stato possibile fronteggiare l’andamento climatico e riuscire a portare l’irrigazione agli utenti, anche se è stata dura. A giugno si erano sospesi temporaneamente i turni di alcuni canali del territorio. Per come si erano messe le cose, quindi, arrivare ai primi di agosto in queste condizioni tutto sommato discrete era quasi insperato», riprende Sonza.

IL CORLO. Il bacino realizzato ad Arsiè nel Bellunese, che rifornisce il Brenta, resta l’unica riserva d’acqua a disposizione. Oggi il suo livello è di circa 7 metri sotto quello dell’anno scorso, quando, grazie alle piogge, non era stato necessario utilizzare le scorte. «Normalmente possiamo usare l’acqua del Corlo solo da luglio in poi - spiega Sonza - Quest’anno invece abbiamo dovuto chiedere alla Regione di lasciarci prelevare già a metà giugno. Se non lo avessimo fatto ora al posto delle culture ci sarebbe il deserto». L’acqua è stata comunque utilizzata col massimo criterio: questo permetterà di attingere ancora dalla scorta idrica per i prossimi 10 giorni, necessari all’irrigazione delle ultime colture. «L’uso dei bacini montani è stato da noi effettuato solo nei momenti di necessità, cosicché oggi ancora disponiamo del 40 per cento della riserva - concludono al Consorzio - L’estate però non è finita, anche se il mais sta maturando e tra poco quello per insilato verrà raccolto. Il punto è che continuiamo a lavorare in allarme. Se si comincia a respirare nella prospettiva di riuscire a concludere positivamente la stagione irrigua, i gravissimi momenti affrontati non devono far dimenticare la necessità di finanziare interventi di trasformazione pluvirrigua e di rimpinguamento delle falde».

Francesca Cavedagna

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