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«Il Brenta è inquinato
a valle del depuratore»
«Dovete dimostrarlo»

Andrea Levorato, presidente di EtraAnnaMaria Conte con il sen. Enrico Cappelletti  (M5S) Il depuratore di Bassano lungo il Brenta al centro della querelle fra M5S ed Etra. FOTO CECCON
Andrea Levorato, presidente di EtraAnnaMaria Conte con il sen. Enrico Cappelletti (M5S) Il depuratore di Bassano lungo il Brenta al centro della querelle fra M5S ed Etra. FOTO CECCON
Andrea Levorato, presidente di EtraAnnaMaria Conte con il sen. Enrico Cappelletti  (M5S) Il depuratore di Bassano lungo il Brenta al centro della querelle fra M5S ed Etra. FOTO CECCON
Andrea Levorato, presidente di EtraAnnaMaria Conte con il sen. Enrico Cappelletti (M5S) Il depuratore di Bassano lungo il Brenta al centro della querelle fra M5S ed Etra. FOTO CECCON

I Cinque Stelle puntano il dito contro il depuratore di quartiere Prè, “colpevole” di lasciare sul terreno sostanze inquinanti a un passo dalla falda. L’Etra replica promettendo di andare fino in fondo, se necessario anche in tribunale. Tutto ruota attorno a uno scolmatore pertinenza del depuratore: quando le piogge superano il livello di guardia, si attiva un sistema di sicurezza che lascia esondare nei campi le acque di scarico. Acque che, dallo scolmatore, si sono ricavate un canale nella vegetazione. «Da un anno lo monitoriamo – spiega la portavoce pentastellata Annamaria Conte – e abbiamo anche disposto delle analisi sul sedime». Il risultato è che i fanghi del canale conterrebbero concentrazioni di cromo, nichel, piombo e zinco decine di volte superiori alla norma. «Ci chiediamo che cosa potrebbe accadere – riprende – se questi metalli letali finissero nella falda o nel fiume: per questo abbiamo presentato un’interrogazione in consiglio comunale». Interrogazione indirizzata anche alla Procura di Vicenza. «Sul piano pratico – riprende Conte – chiediamo innanzitutto di installare sullo scolmatore una griglia che blocchi i rifiuti più grossolani e un dissabbiatore. Per il futuro, chiediamo la costruzione di una rete di tubature che allontanino le acque nere dalla zona di ricarica. Accanto a queste misure, un monitoraggio di tutti gli scolmatori e un approfondimento delle analisi per verificare anche la presenza di batteri». Sul fronte dell’Etra, il presidente Andrea Levorato difende l’operato della multiutility: «Ogni anno – ribatte - svolgiamo circa 42 mila analisi sull’acqua e sui flussi delle reti fognarie, in entrata e in uscita. Solo lo scorso anno, sono stati eseguiti monitoraggi straordinari alla ricerca di eventuali tracce di Pfas e di glifosati, che sono risultati assenti: non ci saremmo accorti di nichel e zinco? Chi afferma questo, si prende la responsabilità di dichiarazioni gravissime». Ancora, Levorato contesta il collegamento tra il depuratore di quartiere Prè e tracce di inquinamento da metalli pesanti nel Brenta. «Non sappiamo dove e come sarebbero stati prelevati i campioni che dicono di aver fatto analizzare: le nostre analisi, invece, sono soggette a protocolli rigorosi. I nostri depuratori sono impianti molto complessi e all’avanguardia, sottoposti a controlli costanti e perfettamente a norma. Il compito di tali impianti è anche neutralizzare le sostanze inquinanti e reimmettere nell’ambiente acqua depurata. Purtroppo il Brenta scorre in aree ad alta industrializzazione, ma attribuire all’ Etra responsabilità in tema di inquinamento è inaccettabile. Non abbiamo nulla da nascondere e valuteremo anche l’ipotesi di deferire alla Procura gli autori di tali accuse».

Lorenzo Parolin

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