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«I nostri ragazzi
vittime di un mondo
sempre più marcio»

La rissa nel locale di Marostica prima dell’accoltellamento
La rissa nel locale di Marostica prima dell’accoltellamento
La rissa nel locale di Marostica prima dell’accoltellamento
La rissa nel locale di Marostica prima dell’accoltellamento

«Siamo una famiglia per bene, rispettata da tutti. Mio nipote è sempre stato un bravo ragazzo, fino a quando non ha incontrato gente malvagia, persone più grandi di lui, che hanno approfittato del fatto che era introverso e timido per portarlo sulla cattiva strada. Quello che è successo a noi, succederà anche ad altri se le forze dell’ordine non consegneranno in fretta alla giustizia gli adulti che approfittano dei nostri ragazzi. Mi fa sorridere quando leggo sui giornali, oppure sento alla tv che “Li hanno presi”, in quei servizi dove parlano di mio nipote e del suo amico di 15 anni. Ma presi chi? I veri malviventi sono ancora fuori». A parlare è la nonna del sedicenne ritenuto responsabile insieme a un amico, della violenta aggressione avvenuta in ottobre in un bar di Marostica, nella quale è rimasto gravemente ferito un ragazzo di 18 anni. Ora i due minorenni sono accusati di lesioni personali gravissime in concorso.

«Non sto dicendo che mio nipote non abbia sbagliato - racconta la nonna -, sono quasi sollevata che adesso sia in quella struttura protetta, perché spero che lì abbiano gli strumenti per aiutarlo. La mia più grande consolazione sarebbe vederlo tornare a casa come il bimbo che conosco io, quello che hanno allevato i suoi genitori: un ragazzino buono e semplice, legato alla famiglia, intelligente e sportivo. Sua madre e suo padre hanno sempre lavorato tanto per non fargli mancare nulla, lo hanno sempre seguito e si sono presi cura di lui. Il problema è che se quando uscirà da quella struttura, quelle persone più grandi di lui saranno ancora in circolazione, potranno venire a riprenderlo e quest’incubo non finirà mai». La pensionata non ha nessun dubbio. «Ma cosa pensate: che due o tre ragazzini comincino da soli a fare queste cose? - chiede arrabbiata -, è ovvio che non è così. Se il mondo fosse ancora quello dove ho allevato i miei figli, mio nipote adesso starebbe giocando a basket con i suoi amici, e noi lo aspetteremmo a casa per la merenda come eravamo abituati a fare prima che incontrasse quei balordi che hanno approfittato della sua innocenza. È questa la verità. E che colpa ne ha una famiglia unita e per bene come la nostra? Io non ho mai preso nemmeno una multa». Per la nonna del ragazzino il punto più importante adesso è uno solo. “Non è giusto fermarsi qua - commenta decisa -, mio nipote pagherà per l’errore che ha fatto, ma bisogna ripulire i paesi in cui viviamo da un “marcio” sempre più diffuso perché è quello il vero colpevole. I colpevoli sono quelli che distruggono i nostri ragazzi, e quelli sono adulti che sanno benissimo quello che stanno facendo. Il dolore che si prova a vedere un bambino come mio nipote cambiare all’improvviso e diventare l’opposto di quello che era, senza avere nessun arma per proteggerlo, nonostante gli immensi sforzi della sua famiglia: ecco, quel dolore invece lo conosciamo solo noi. E non lo auguro a nessuno». Il lavoro delle forze dell’ordine continua per definire i contorni più ampi non solo di questa vicenda, ma anche e soprattutto, per definire le motivazioni di un disagio giovanile a Marostica che sembra in crescita.

Francesca Cavedagna

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