<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=336576148106696&amp;ev=PageView&amp;noscript=1">

«Giuseppe ha meritato la sua fortuna»

Un’immagine del mercato di Marostica, dove ha lavorato a lungo l’ambulante Giuseppe Pizzato
Un’immagine del mercato di Marostica, dove ha lavorato a lungo l’ambulante Giuseppe Pizzato
Un’immagine del mercato di Marostica, dove ha lavorato a lungo l’ambulante Giuseppe Pizzato
Un’immagine del mercato di Marostica, dove ha lavorato a lungo l’ambulante Giuseppe Pizzato

Enrico Saretta Quella di Giuseppe Pizzato, l’ambulante con nove miliardi di lire in banca, è una storia di passione per il proprio lavoro e, soprattutto, di tanto sacrificio. Una storia che a Marostica conoscono in pochi, un po’ perché Pizzato è morto da quasi vent’anni, nel 1999, un po’ perché nessuno sospettava che quell’uomo taciturno, sempre in giro per i mercati del Vicentino, avesse accumulato una così notevole fortuna. Una fortuna che è stata al centro di un duro contenzioso tra le eredi di Pizzato, le figlie Carla e Marisa, e la Banca Popolare di Marostica (oggi Volksbank), per una questione legata a investimenti che non sarebbero stati autorizzati per iscritto dal venditore ambulante. La Cassazione, come rivelato ieri dal Giornale di Vicenza, ha infine stabilito che le Pizzato hanno ora diritto a un risarcimento, che dovrebbe aggirarsi sui 500mila euro. Battaglia legale a parte, la vicenda è suggestiva soprattutto perché racconta di un uomo che, dedicatosi tutta la vita a un mestiere apparentemente umile come quello dell’ambulante, riuscì ad accumulare un patrimonio notevole, tanto che aveva in banca 9 miliardi delle vecchie lire. Ma tutti riconoscono: «Se lo meritava». Chi conosceva l’ambulante scaligero è Maurizio Vedovello, titolare della Casa del Caffe: «Me lo ricordo bene Giuseppe Pizzatto, detto “Bepi Boeo” - racconta -. Una persona che, assieme alla moglie, ha lavorato tanto e ha fatto grandi sacrifici. Anzi, la sua è stata un’intera vita di sacrificio. Lavoro, risparmio e poche ferie: penso che in questo modo sia riuscito ad accumulare un capitale simile. Certo, una volta si guadagnava di più rispetto a oggi in determinati settori. Lui vendeva oggetti in pelle, come portafogli. Girava per i mercati dell’Alto Vicentino, Marostica, Bassano e Thiene. Mi sembra però che avesse anche un piccolo negozio. Era un uomo tosto, di quelli di una volta». Pure la presidente dei commercianti di Marostica, Marisa Lunardon, lo conosceva, come conosce le figlie Marisa e Carla, titolari delle Pelletterie Gilda di via Consagrollo che hanno saputo dar battaglia in tribunale, difese nientedimeno che da Franco Coppi, l’avvocato di Berlusconi, e da Alessandro Moscatelli. «Pizzato era una persona stimata da tutti, come stimate sono oggi anche le sue figlie - riferisce -. È sempre stato un grande lavoratore, e ha trasmesso la sua passione per la pelletteria alle sue eredi». Chi aveva un rapporto quasi quotidiano con Pizzato è Romano Minuzzo. «Abitavo vicino a casa sua - racconta - Era una brava persona che non ha mai pestato i piedi a nessuno». •

Enrico Saretta

Suggerimenti