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Romano d'Ezzelino

Genitori contro
la scuola
«Basta buonismo»

L’istituto comprensivo di Romano
L’istituto comprensivo di Romano
L’istituto comprensivo di Romano
L’istituto comprensivo di Romano

Non si spegne la polemica sul concerto natalizio con canti etnici organizzato dall’istituto comprensivo di Romano. La maggior parte dei genitori però preferisce non parlare pubblicamente, per paura di ritorsioni nei confronti dei figli.

«Siamo contrari a quello che ha fatto e sta facendo la scuola per quanto riguarda la questione del concerto - dicono concordi - ma non vogliamo il nostro nome sul giornale perché abbiamo i figli in quella scuola e ci devono andare tutti i giorni».

Motivazione che la dice lunga sull’aria che tira a scuola in questi giorni. Tra i circa venti genitori interpellati ieri, mentre attendevano l’uscita di scuola dei figli iscritti alle scuole medie di Romano, solo due hanno parlato con tranquillità. Gli altri hanno motivato il loro sconcerto con l’espressa richiesta di non comparire.

Tra i genitori usciti allo scoperto c’è Cristian Pacinon, che lo scorso anno era presente al concerto.

«Non mi è piaciuto – dice – Siamo in Italia, la tradizione deve venire prima di tutto. Mio figlio ha detto che quest’anno non si farà e questo mi dispiace molto. Spero che la dirigenza scolastica campi idea. Un Natale senza concerto dopo decenni di tradizione sarebbe una grande sconfitta per la scuola».

«Lo scorso anno non ho potuto partecipare al concerto - spiega Federico Guarnier, un altro papà - ma quanto è accaduto mi ha sconcertato. Mio figlio mi ha confermato tutto. Spero che quest’anno la scuola recuperi. Sarebbe sbagliatissimo non farlo. Non dico che non ci debbano essere musiche etniche ma la nostra tradizione deve avere la priorità».

Parlano con maggior facilità altri residenti di Romano che non hanno figli iscritti al comprensivo. Massimo Dissegna non le manda a dire.

«Con questa storia ci siamo spinti troppo oltre – dichiara – È come dar ragione a chi vuol togliere il crocifisso dalle scuole. Fantascienza! Sono gli stranieri che si devono adattare non noi. È ora di farla finita con tutto questo buonismo. Se vogliono integrarsi, lo facciano rispettando le nostre tradizioni».

«Se di concerto di Natale si tratta ci devono essere principalmente canzoni della tradizione – spiega Elisabetta Calmonte – È inammissibile che i canti stranieri siano predominanti. Va benissimo che i nostri figli li imparino ma non è quella l’occasione. Ci stiamo escludendo da soli. Integrazione è tutela della nostra cultura, non viceversa». «Quando vai nei loro Paesi ti devi adattare – dichiara Elena Tonellotto – e noi lo facciamo. Lo stesso deve accadere qui. Questa è una delle prime cose che dovrebbero insegnare nelle scuole, invece a Romano accade il contrario. Questa non è integrazione ma rassegnazione».

«La cosa che più mi lascia basito - dice Matteo Cavallin - è l’atteggiamento della preside che non risponde e fa quello che le pare senza dare giustificazioni. Se questa è la linea della scuola ci penserò bene prima di iscrivere mio figlio».

Francesca Cavedagna

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