<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=336576148106696&amp;ev=PageView&amp;noscript=1">
Asiago

Formaggio
contaminato
restano i sigilli

Forme di formaggio Asiago in fase di stagionatura
Forme di formaggio Asiago in fase di stagionatura
Forme di formaggio Asiago in fase di stagionatura
Forme di formaggio Asiago in fase di stagionatura

ASIAGO. Gli accertamenti di laboratorio sulle partite di latte crudo munto da allevamenti di bovini che conferivano al “Consorzio tra i Caseifici dell’Altopiano di Asiago scarl” confermano i sospetti della Procura della Repubblica di Vicenza. Restano i sigilli preventivi sulle 200 forme di “Asiago Dop Pressato” e “Pressato di Montagna” sequestrate un anno fa perché «evidenziano il superamento dei valori di aflatossina M1, sempre largamente superiori al limite massimo consentito nelle partite consegnate il 25 gennaio, il 17 febbraio e il 29 febbraio 2016». Lo scrive la Prima sezione della Suprema corte, presieduta da Massimo Vecchio, convalidando l’azione del procuratore capo di Vicenza, Antonino Cappelleri, che aveva spedito la polizia giudiziaria a eseguire verifiche in diversi caseifici.

AFLATOSSINA. I controlli sul latte utilizzato per la caseificazione rientravano nella campagna promossa dal ministero delle Politiche Agricole Alimentari a tutela del consumatore. L’Aflatossina M1 è una muffa che aggredisce granaglie e mais di cui si cibano le mucche. Il comitato nazionale per la sicurezza alimentare fin dal 2013, col parere del 10 giugno, aveva puntato l’attenzione sulle problematiche dell’aflatossina M1 nei formaggi, sottolineando che ha «una tossicità modestamente inferiore a quella del composto parente (flatossina B1) che è uno dei più potenti agenti epatotossici ed epatocancerogeni».

INDAGATI. Sotto inchiesta sono finiti i vertici del “Consorzio“, Giuliano Pesavento, 69 anni, e Flavio Costa, di 61, difesi dall’avvocato Marco Dal Ben, che avevano presentato ricorso in Cassazione contro la conferma dei sigilli del tribunale del Riesame di Vicenza del 6 maggio 2016. I due respingono le accuse. In quella occasione il collegio berico dissequestrò 46 forme delle 246 poste nella disponibilità della magistratura.

CASSAZIONE. Gli investigatori erano risaliti al latte contaminato attraverso la “tracciabilità della filiera produttiva”. Fu possibile verificare che «il latte di massa, ottenuto dal conferimento delle partite contaminate - scrivono gli inquirenti -, era stato utilizzato per produrre 123 forme di “Asiago Dop pressato“ e “Pressato di Montagna“, nonché ulteriori 77 della tipologia a pasta pressata rinvenute in fase di stagionatura nei locali del Consorzio». Respingendo la richiesta di dissequestro del formaggio, la Cassazione ribadisce l’attualità dell’esigenza preventiva per «evitare la commercializzazione di prodotti potenzialmente pericolosi per la salute in quanto realizzati con alimenti contaminati non utilizzabili per la produzione».

CESSIONE. Dopo avere concluso il contenzioso con le assicurazioni per il pagamento del risarcimento milionario per il drammatico rogo del 17 novembre 2007, il “Consorzio” presieduto da Pesavento l’anno scorso ha ceduto parte del grande fabbricato di via Baracca per 7,3 milioni di euro e ha dato in locazione il ramo d’azienda dello spaccio a Migross per 1,3 milioni.

CONTENZIOSO. Tra il Comune e il “Consorzio” è stato raggiunto un accordo per il pagamento dell’Ici, dopo che a dicembre la Cassazione, respingendo il ricorso del caseificio, aveva ribadito che «l’esclusione dall’imposta di un fabbricato “rurale” può discendere solo dall’eventuale non attribuzione alla stessa della rendita catastale, perché agli effetti dell’imposta l’iscrizione nel catasto dei fabbricati e l’attribuzione della rendita costituiscono presupposti necessari e sufficienti per l’assoggettamento dell’immobile all’imposta stessa». Il debito del Consorzio, secondo i calcoli dell’epoca dell’ufficio tributi del Comune, sommava a 249 mila euro.

IL SINDACO. Sul punto il sindaco di Asiago, Roberto Rigoni, ha osservato che «non vi è mai stato nulla contro il Consorzio, ma ci sono obblighi fiscali che gravano sullo stesso, come su qualsiasi altra attività di privati, per consentire al Comune di introitare quelle risorse necessarie per il funzionamento dell’apparato municipale». L’accordo di recente siglato tra le parti pone fine a un estenuante braccio di ferro passato per le aule di giustizia.

Ivano Tolettini

Suggerimenti