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Bassano

Feriti al rally
Organizzatore deve
pagare un milione

I soccorsi a uno dei feriti travolti dalla Peugeot condotta dal pilota Chemin il 26 settembre 2009. CECCONL’avvocato Elena PeronNarciso Paccagnella
I soccorsi a uno dei feriti travolti dalla Peugeot condotta dal pilota Chemin il 26 settembre 2009. CECCONL’avvocato Elena PeronNarciso Paccagnella
I soccorsi a uno dei feriti travolti dalla Peugeot condotta dal pilota Chemin il 26 settembre 2009. CECCONL’avvocato Elena PeronNarciso Paccagnella
I soccorsi a uno dei feriti travolti dalla Peugeot condotta dal pilota Chemin il 26 settembre 2009. CECCONL’avvocato Elena PeronNarciso Paccagnella

Stangata da 1 milione di euro all’organizzazione del rally. Una sentenza choc per la scuderia, di giustizia per le parti civili. Un colpo da ko, perché va subito pagato. La responsabilità del ferimento degli 8 spettatori alla 26^ edizione del “Città di Bassano” nel 2009 per colpa di un bolide che a un tornante li aveva travolti, è del presidente del comitato Narciso Paccagnella. A pagare per il giudice di pace Elisabetta Bastianon, dev’essere il 62enne capo del comitato, nonché patron della scuderia “Bassano Rally Racing”. Egli non fece attuare le misure di sicurezza necessarie per impedire che numerosi spettatori anziché mettersi sopra un tornante, all’altezza della via di fuga nella prova speciale “Valstagna”, lungo la strada per Foza, stazionassero davanti al varco e furono così travolti dalla Peugeot 106 “impazzita” condotta da Cristian Chemin, che come un missile finì fuori strada.

La battaglia che dura da sette anni, e dunque vicina alla prescrizione, ha indotto il giudice a condannare Paccagnella a una sanzione di mille euro, ma soprattutto a una provvisionale che non si prescrive (detratti gli anticipi) da pagare subito di quasi 1 milione di euro, poiché solo allo spettatore ferito più gravemente sono stati riconosciuti 415 mila euro. La quantificazione del danno patita da Luigi Cobalchini, Paolo Galdiolo, i fratelli Marco e Tobia Galvan, Marco Maurizzi, Marco Vanzetto, Roberto Giusto e Claudio Dalla Pellegrina, assistiti dagli avv. Villanova, Dissegna, Donnarumma e Todesco, spetterà al tribunale di Vicenza. E per la scuderia bassanese, che comunque è assicurata, potrebbe essere un’ulteriore tegola.

Il giudice ha accolto parzialmente le richieste del pubblico ministero Stefano Conte, che aveva chiesto la condanna di 1500 euro di multa anche per i tre commissari Ciro Tagliente, 42 anni, di Arzignano; Cristiano Nardi, di 37, di Chiampo e Rosario Veneroso, 48 anni, di Montecchio Maggiore, ritenendoli complici della responsabilità per non avere fatto di tutto per sospendere la gara, una volta constatato che i tanti spettatori presenti non rispettavano gli ordini impartiti. Invece, è passata in pieno la tesi dell’avvocato difensore Elena Peron, la quale ha dimostrato che i suoi assistiti avevano allertato i carabinieri e la protezione civile, spiegando loro il pericolo incombente. «Chi aveva il potere di fermare la corsa era il direttore Alberto Riva - ha osservato Peron - che però non è stato citato a processo».

La vicenda è facile immaginare farà molto discutere ancora. In particolare modo sul piano civile, perché chiama in causa l’organizzazione degli eventi sportivi. Gli avv. Francesco Savio e Alessandro Trafieri per conto di Paccagnella hanno spiegato che non avrebbe potuto far mettere delle balle di fieno e degli pneumatici a protezione del tornante, perché lì c’era la via di fuga. Tuttavia, il pm Conte ha ricordato nella requisitoria che in quel punto l’anno prima era successo un altro incidente, a testimonianza del passaggio difficile che impegnava duramente i piloti nel massimo sforzo competitivo, perciò c’era stata leggerezza da parte dell’organizzazione nel sottovalutare il rischio, omettendo di far applicare le disposizioni di pubblica sicurezza. Non a caso tanti spettatori elessero quel punto a osservatorio privilegiato per provare l’emozione di sentire il rombo dei motori e vedere l’abilità dei piloti.

I legali Savio e Trafieri per Paccagnella hanno sostenuto con passione la tesi che nessuna colpa poteva essergli ascritta, per avere egli incaricato i commissari di far rispettare le regole lungo l’articolata prova speciale. Ma, come ha replicato l’avv. Peron, i tre commissari al tornante la loro parte l’avevano fatta, nel chiamare anche i carabinieri. «Che cosa dovevano fare di più, non avendo il potere del direttore di gara?»

Ivano Tolettini

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