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Bassano

Esperti al capezzale
del Ponte malato
I contrasti restano

Il sopralluogo alla base del Ponte degli Alpini. FOTO CECCON
Il sopralluogo alla base del Ponte degli Alpini. FOTO CECCON
Bassano, sopralluogo Ponte Vecchio (CECCON)

BASSANO. Se il restauro del Ponte degli Alpini è stato più volte paragonato a una soap opera, ieri in scena c’erano proprio tutti i protagonisti. Il super sopralluogo all’area di cantiere ha visto infatti la partecipazione dei vertici dell’Amministrazione, dei progettisti e dei tecnici dell’impresa Vardanega. Questi ultimi, in realtà, sono rimasti piuttosto lontani dai riflettori, a testimonianza di come non corra proprio buon sangue tra l’azienda che sta eseguendo i lavori di restauro e chi invece il restauro l’ha pensato secondo una precisa filosofia.

In particolare, tra il titolare della Vardanega, Giannantonio Vardanega, e il progettista dell’impianto strutturale del restauro, il professor Claudio Modena, non si è visto alcuno scambio di battute, segno che la rottura è pressoché totale. Del resto, la Vardanega ha contestato pesantemente il progetto di Modena, e quest’ultimo ha ribattuto mettendo in discussione la competenza della ditta nell’affrontare un cantiere del genere. Nonostante gli attriti, il sopralluogo ha permesso comunque di valutare da vicino la situazione del ponte. Al vertice hanno partecipato anche il soprintendente Fabrizio Magani e l’Ordine degli architetti di Vicenza.

 

LA SITUAZIONE. Gli esperti non hanno potuto far altro che confermare che lo stato delle fondamenta del ponte è decisamente critico. Anzi, per dirla con le parole del professor Giovanni Carbonara, consulente per la parte storico-culturale del progetto, la situazione dei legni fa letteralmente «impressione»: «Prima d’ora ci eravamo basati soltanto sulle fotografie subacquee - afferma - per cui soltanto adesso con la messa in asciutto abbiamo potuto costatare lo stato di degrado della trave del Casarotti, che è andato peggiorando nel corso degli anni. La quantità e la resistenza dei vecchi pali lignei, invece, sonmo confortanti». Ora è considerato fondamentale rialzare questa trave, che si trova sott’acqua, in modo da bloccare una volta per tutte i cedimenti del ponte. «Lo faremo inserendo una trave reticolare - prosegue Carbonara - che funzionerà come una sorta di protesi per quella del Casarotti. In questo modo, sarà mantenuto l’impianto originario della struttura, che non sarà snaturata del punto di vista storico. Sarà un connubio tra innovazione e tradizione, come è sempre avvenuto durante le ricostruzioni e i restauri del passato».

 

PROSSIMI PASSI. La Vardanega sta procedendo costantemente con la messa in sicurezza delle fondamenta del ponte. Una volta che la situazione sarà sotto controllo, dovrà iniziare a sistemare i pezzi di legno usurati. Il problema che si pone ora è quindi come sollevare il ponte. La soluzione inserita nel progetto, pensata dal professor Modena, prevede un sostegno del monumento dall’alto, attraverso l’inserimento dell’ormai celebre ponte bailey. La ditta, però, è contraria a questa soluzione, ed è qui che si sta giocando il nuovo scontro tra Comune e azienda. «L’impresa ha avanzato qualche dubbio sulla soluzione proposta dal professor Modena - afferma l’assessore ai lavori pubblici Roberto Campagnolo - mentre quest’ultimo difende il suo progetto. La discussione tra tecnici al momento è ancora aperta».

 

SOPRINTENDENTE. A garanzia che la situazione non si areni del tutto, ci mette la faccia la Soprintendenza. «Stiamo monitorando attentamente i lavori, anche per tutelare la quota di finanziamenti ministeriali - sottolinea Fabrizio Magani -. Ora mi sembra che dopo i ritardi iniziali il cantiere stia procedendo abbastanza bene. A breve si deciderà pure sulle due questioni rimaste in sospeso, e cioè su quale illuminazione e quale pavimentazione dare al ponte una volta rimesso in sesto».

Enrico Saretta

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