<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=336576148106696&amp;ev=PageView&amp;noscript=1">

Da vittima in televisione alle minacce con i coltelli Marocchino nella bufera

Mustapha El Hajji entra nel bar “La sosta” con i coltelli in manoLa polizia fa il punto sul marocchino violento mostrando il video della sua apparizione in tv CECCON
Mustapha El Hajji entra nel bar “La sosta” con i coltelli in manoLa polizia fa il punto sul marocchino violento mostrando il video della sua apparizione in tv CECCON
Mustapha El Hajji entra nel bar “La sosta” con i coltelli in manoLa polizia fa il punto sul marocchino violento mostrando il video della sua apparizione in tv CECCON
Mustapha El Hajji entra nel bar “La sosta” con i coltelli in manoLa polizia fa il punto sul marocchino violento mostrando il video della sua apparizione in tv CECCON

Poco più di un anno fa, anche davanti alle telecamere di La7, si era dichiarato penitente e innamorato, chiedendo perdono per i suoi reati: «Si può sbagliare, per questo siamo chiamati esseri umani. Adesso ho trovato l’amore, mi sono sposato, voglio restare in Italia per lavorare e pensare alla mia famiglia». Mustapha El Hajji, marocchino di 30 anni, in Italia dal 2004, aveva evitato gli effetti del foglio di via emesso dal questore di Vicenza nel 2016 in seguito a una lunga sfilza di reati commessi nel Bassanese, seguiti da diverse sentenze, per i quali era considerato un soggetto socialmente pericoloso: si era sposato con una diciottenne residente a Mussolente e aveva così impugnato il provvedimento di allontanamento al Tar, che accolse le sue richieste “bacchettando” la polizia e condannando il Ministero dell’interno al risarcimento delle spese legali. Il marocchino, che all’epoca dei fatti era ancora in attesa del permesso di soggiorno, aveva pure dichiarato di «vergognarsi di un Paese dove un diritto deve essere chiamato sogno». Quel “sogno”, El Hajji l’ha realizzato restando a Mussolente, senza trovarsi un lavoro, ospitato dai familiari della moglie, ma quel che è peggio continuando a delinquere. La sera dello scorso 15 giugno è entrato nel bar “La sosta” in via Pio X a Bassano, minacciando titolari e clienti con due coltelli. L’intervento degli agenti del Commissariato, con l’ausilio dei carabinieri, permise di bloccare il marocchino, totalmente fuori controllo, che in mezz’ora di escandescenze aveva anche ferito un agente. E non era la prima volta. L’arresto per resistenza, violenza, lesioni a pubblico ufficiale e danneggiamento, era stato subito convalidato dal pubblico ministero La Placa. Al termine del processo con rito abbreviato, El Hajji, difeso dall’avvocato Fabio Targa, è stato condannato a un anno di reclusione. Quindi, in seguito ai primi esiti di due filoni di indagine avviati dagli agenti del vicequestore David De Leo e dall’ufficio immigrazione della questura di Vicenza, diretto da Elena Peruffo, al marocchino è stato notificato un decreto di rifiuto del permesso di soggiorno. Il vincolo matrimoniale, però, potrebbe bloccare l’esecuzione del provvedimento: per questo sono in corso ulteriori verifiche sui rapporti coniugali, anche alla luce di alcuni referti medici della moglie, che ha fatto più volte ricorso alle cure del Pronto soccorso del San Bassiano per lesioni al volto, alla mano, e a una gamba, tutte da lei dichiarate come incidenti domestici. Gli inquirenti però vogliono vederci chiaro. Nel frattempo, il marocchino resta un “sorvegliato speciale”. Il vicequestore De Leo, che in pochi anni ha visto due dei suoi agenti finire all’ospedale per lesioni provocate da El Hajji, sveste per un attimo la divisa e commenta: «E’ innegabilmente un soggetto violento e pericoloso. Lo Stato italiano gli ha concesso due volte il diritto di restare ma lui non ha ottemperato ai suoi obblighi. I suoi sogni vada a realizzarli nel suo Paese». •

Francesca Cavedagna

Suggerimenti