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Da Unione a Comune
La Valbrenta dà il via
al processo di fusione

I due centri abitati di Valstagna e Carpanè, frazione di San Nazario. FOTO CECCON Il presidente Luca Ferazzoli
I due centri abitati di Valstagna e Carpanè, frazione di San Nazario. FOTO CECCON Il presidente Luca Ferazzoli
I due centri abitati di Valstagna e Carpanè, frazione di San Nazario. FOTO CECCON Il presidente Luca Ferazzoli
I due centri abitati di Valstagna e Carpanè, frazione di San Nazario. FOTO CECCON Il presidente Luca Ferazzoli

Cinque Comuni della Valbrenta verso la fusione. Il piano è pronto, le delibere comunali sono state approvate e domani, in sede di consiglio di Unione montana, i rappresentanti delle diverse Amministrazioni voteranno il documento che di fatto darà il via alla procedure di fusione di Solagna, Campolongo, San Nazario, Valstagna e Cismon, con l’Unione a fare da capofila. I prossimi passaggi sono già stati messi nero su bianco in uno studio di fattibilità, commissionato nei mesi scorsi, che sarà illustrato alla popolazione in vista del referendum sulla fusione, per dare a tutti la possibilità di votare in modo consapevole. Un primo aspetto è quello della procedura. Proprio per questo ai cittadini verrà consegnata anche una brochure illustrativa completa del programma sulle numerose serate che verranno organizzate sia nei capoluoghi che in alcune frazione, per andare incontro ai residenti più anziani.

PROGETTO E IDENTITÀ. Si intitola “Cinque comunità storiche verso un unico Comune: Valbrenta”. L’idea di fondo è quella di procedere alla fusione dei singoli Comuni in un unico Comune senza perdere il valore delle singole identità. Per tale motivo è stato scelto di conservare i municipi già esistenti mediante l’elezione di un pro-sindaco e di un consiglio municipale che rappresenti le istanze dei Comuni fusi. Questi sarebbero il primo punto di ascolto che il nuovo ente metterà a disposizione dei cittadini. Ecco quindi che il Comune di Valbrenta sarà costituito dai municipi già esistenti.

«Tale scelta è stata dettata dalla necessità di superare i limiti in materia elettorale - spiega il presidente di Unione, Luca Ferazzoli - Contrariamente alle Regioni a statuto speciale, nel Consiglio del nuovo ente potrebbe succedere che, sulla base del voto, non tutti i Comuni siano rappresentati. Con la creazione dei municipi, invece, sarà salva l’identità storica della comunità e i cittadini avranno un punto di collegamento con il nuovo ente».

OBIETTIVO. «La finalità - specifica Ferazzoli -, è quella di dare un governo unico al territorio per offrire servizi sempre migliori ai nostri cittadini. Per realizzare tali obiettivi risulta ovvio che il nuovo Comune dovrà avvantaggiarsi degli incentivi economici previsti dalla legge per la fusione tra Comuni». Nel caso in cui si arrivasse alla fusione dei 5 enti, il nuovo Comune potrà beneficiare di un contributo statale complessivo di circa 5 milioni di euro in 10 anni e di un contributo triennale complessivo dalla Regione Veneto di circa 900 mila euro, oltre ad avere una serie di vantaggi riservati nei bandi per realizzazione di opere pubbliche. «Con tali entrate - spiega Ferazzoli -, l’obiettivo da perseguire sarà quello della riduzione della tassazione globalmente intesa ai cittadini». Capitolo a parte meritano poi i proventi derivanti da uso civico. Questi diritti non sono diritti dei Comuni bensì diritti dei cittadini, come tali non entreranno nel bilancio del Comune unico ma verranno gestiti separatamente mediante scelte di destinazione effettuate con procedure democratiche dai cittadini titolari del diritto che ricadranno sui territori di competenza.

EFFETTI. Il principale effetto riscontrabile dai cittadini, sarebbe il blocco dell’incremento delle tasse per un periodo di almeno 5 anni, con livellamento verso il basso della pressione tributaria media. A ciò si sommerebbe la disponibilità di maggiori trasferimenti statali per implementare i servizi e le iniziative di sviluppo del territorio. «Accanto ai vantaggi economici - conclude Ferazzoli - la scelta di optare per un processo di fusione dovrebbe portare miglioramenti anche a livello politico. Un Comune unico oltre al risparmio conseguente la diminuzione delle figure politiche ha anche il vantaggio di garantire un’effettiva rappresentatività dei bisogni della cittadinanza, senza ledere i diritti delle aree meno popolose».

Francesca Cavedagna

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