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Crisi economica
e depressione
In 200 in terapia

Gli effetti della crisi economica continuano a farsi sentire ARCHIVIOIl primario Paolo Tito
Gli effetti della crisi economica continuano a farsi sentire ARCHIVIOIl primario Paolo Tito
Gli effetti della crisi economica continuano a farsi sentire ARCHIVIOIl primario Paolo Tito
Gli effetti della crisi economica continuano a farsi sentire ARCHIVIOIl primario Paolo Tito

C’è chi non ha ancora visto la luce in fondo al tunnel e continua a camminare nel pieno delle tenebre.

Il tessuto economico del territorio bassanese sta cercando, con determinazione, di far fronte al nuovo corso instaurato dalla crisi. C’è chi ci riesce e fa fruttare le potenzialità della globalizzazione, ma c’è chi, anche nel Bassanese, è rimasto soffocato dalle difficoltà e non trova una via d’uscita, restando intrappolato anche in una profonda sofferenza psicologica.

Un problema che colpisce sia chi il lavoro lo crea, e cioè gli imprenditori, sia chi lo svolge, e quindi i lavoratori. Basti pensare che sono circa 200 le persone, tra imprenditori, dipendenti e loro familiari, seguite dal dipartimento di salute mentale di Bassano. Questi soggetti vengono curati assieme a coloro che soffrono di depressione per altri motivi.

«Il nostro centro ha in cura 2800 persone, di cui circa il 30% soffre di disturbi della sfera depressiva - afferma Paolo Tito, primario psichiatra del distretto 1 dell’Ulss 7 Pedemontana -. Tra questi disturbi, che hanno cause multifattoriali, sono in aumento le patologie depressive di natura reattiva, che si sviluppano in seguito ad eventi traumatici. Sicuramente, tra i fattori scatenanti di questo tipo di patologia è da annoverare la perdita del lavoro, che genera conflitti sulla propria identità personale e sul proprio ruolo sociale. A Bassano sono circa 200 le persone che abbiamo in cura per depressione reattiva causata dalla grave crisi economica».

Gli effetti dei problemi lavorativi e della disoccupazione sono molteplici: si va dall’aumento dell’abuso di alcol all’uso di droghe, dai divorzi alle violenze domestiche, fino a gesti estremi quali suicidi e omicidi. Basti pensare che, come rivelano le statistiche, la perdita del lavoro può portare all'aumento dell’ansia e della depressione nel 35% dei disoccupati. Il disagio è accentuato nelle persone con ruoli manageriali.

Nel nostro territorio, le problematiche si fanno sentire in misura forse ancora maggiore rispetto ad altre zone, se si considera l’importanza del prestigio economico e la valenza della dimensione dell’impegno lavorativo personale che da sempre caratterizzano un po’ tutto il Nord Est e anche il Bassanese.

Ecco quindi che il dipartimento di salute mentale corre ai ripari con un approccio che prevede innanzitutto la valutazione diagnostica del paziente e la conseguente terapia, costituita da psicoterapia e farmaci.

«Sono ben 5 mila le psicoterapie erogate alle persone che soffrono di disturbi depressivi e di personalità - chiude il primario Paolo Tito -. Nella nostra struttura cerchiamo di individuare i bisogni dei pazienti e curare il loro disagio individuale».

Enrico Saretta

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