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«Centri islamici in città? Sì ma molta prudenza e con reciproco rispetto»

Elena DonazzanL’abate don Andrea Guglielmi e l’imam Ezzedine Fatnassi durante l’incontro in sala Martinovich
Elena DonazzanL’abate don Andrea Guglielmi e l’imam Ezzedine Fatnassi durante l’incontro in sala Martinovich
Elena DonazzanL’abate don Andrea Guglielmi e l’imam Ezzedine Fatnassi durante l’incontro in sala Martinovich
Elena DonazzanL’abate don Andrea Guglielmi e l’imam Ezzedine Fatnassi durante l’incontro in sala Martinovich

«Centri culturali islamici? Con molta prudenza, ed essendo inflessibili sul rispetto reciproco». È la risposta dell’assessore regionale Elena Donazzan e del capogruppo leghista in Regione, Nicola Finco, alla giornata di dialogo interreligioso promossa al Centro giovanile dalla parrocchia di S. Maria in Colle e dall’associazione islamica “La pace”. A conclusione della preghiera, l’abate don Andrea Guglielmi non ha avuto timore a esporsi, definendo i centri islamici regolari «una ricchezza e uno stimolo». A strettissimo giro arrivano le considerazioni dei due rappresentanti bassanesi in giunta e consiglio regionale. «Due millenni di cristianesimo – precisa Donazzan – hanno orientato in profondità anche la vita civile, garantendo, per esempio, il primato della libertà che permette anche all’islam di manifestarsi, liberamente, nelle nostre città». La conseguenza è che «riconoscendo la connotazione cattolica del contesto in cui tutti noi viviamo e la cornice di libertà che tramite la cultura del diritto discende dal cristianesimo, i musulmani possono aggregarsi». Non è ammissibile, però, per l’assessore che «i doveri debbano valere a senso unico e che ci siano isole nelle quali le regole d’Italia e dell’Occidente vengano disattese». Di conseguenza, l’invito alle comunità musulmane è «a usare l’italiano nei sermoni e a rispettare sempre la cultura che fornisce ospitalità diritti e spesso anche supporto materiale». Il ragionamento riservato agli italiani, invece, è a fare mente locale «sull’indebolimento dei valori, sulle chiese che si svuotano e sulla perdita di memoria e identità conseguente a una laicizzazione sempre più marcata». È un sì ai centri culturali condizionato anche quello che arriva da Finco per il quale «se i centri culturali sono tali, e rispettosi della legge e cultura italiane, nulla in contrario; se diventano moschee mascherate o, peggio, luoghi di propaganda dell’estremismo, la mia risposta è un “no” irrevocabile». Questo perché, pur comprendendo la posizione di don Guglielmi, Finco chiede lumi su almeno un paio di questioni. «Capisco il sacerdote – dice il capogruppo del Carroccio in Regione – e la propensione al dialogo che è parte decisiva della sua missione. Vorrei, però, anche capire come a da chi siano finanziati i tanti centri culturali islamici che sono sorti anche in provincia di Vicenza». «Non sarà - si pone la domanda Finco - che le famiglie musulmane che bussano ai nostri servizi sociali chiedendo un sussidio, poi questo sussidio lo usano per finanziare le loro scuole coraniche?». Allo stesso modo, il rappresentante del Carroccio, chiede che le comunità islamiche sparse per l’Italia si diano una struttura unitaria e firmino una volta per tutte un concordato a tutti gli effetti. «Esiste un’Unione delle comunità musulmane e poco meno di un anno fa è stato firmato anche un patto per l’islam italiano – rileva -. È ancora poco: se si vogliono pieni diritti bisogna anche rispettare tutti i doveri fissati dalla legge». • © RIPRODUZIONE RISERVATA

Lorenzo Parolin

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