<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=336576148106696&amp;ev=PageView&amp;noscript=1">

Bufera sul Ponte Spuntano nuovi dubbi sulle spalle

Uno sguardo dal Ponte con le ture parzialmente asportate. CECCON
Uno sguardo dal Ponte con le ture parzialmente asportate. CECCON
Uno sguardo dal Ponte con le ture parzialmente asportate. CECCON
Uno sguardo dal Ponte con le ture parzialmente asportate. CECCON

Niente da fare. Il Ponte degli Alpini non sarà il protagonista di tutti i prossimi consigli comunali. Ieri alle 23.30, dopo oltre quattro ore di discussione, è stata bocciata dalla maggioranza la proposta con la quale le minoranze (tranne Dario Bernardi) chiedevano all’Amministrazione di riferire sullo stato del cantiere del monumento ad ogni assemblea: 16 no, 7 sì, un astenuto. L’ordine del giorno è stato definito «denigratorio» dalla consigliera Pd Alice Bussolaro. Dalle sponde del Ponte alle modalità con cui la Vardanega pensava di mettere in asciutta il fiume, in aula non sono mancate le sorprese. La ditta di Possagno è stata subito messa sul banco degli imputati dal primo cittadino, che dopo aver riassunto le contestazioni (dai mancati subappalti alla totale assenza del Consorzio Alma), ha rivelato nuovi retroscena. «La ditta si è sbizzarrita - ha detto Poletto -. Inizialmente per la messa in asciutta del fiume aveva addirittura ventilato la possibilità di congelare il Brenta, per poterci camminare sopra. Ciò nonostante, i tecnici del Comune hanno sempre avuto un atteggiamento corretto nei suoi confronti, rispettando le norme e valutando altre soluzioni per le opere provvisionali». Ma diversi retroscena sono stati rivelati anche dai banchi delle minoranze, in particolare dal consigliere di Bassano ConGiunta Andrea Zonta, che ha citato pure una perizia di un tecnico a cui la ditta Inco (all’epoca in cui era stata chiamata a svolgere i lavori) aveva chiesto di fare luce sulle sullo stato delle due spalle. «Da questa perizia era emerso che servivano analisi su entrambe le sponde, quindi anche in Destra Brenta - ha affermato Zonta - Nel documento era emerso che le fessurazioni e i problemi maggiori riguardano l'area del negozio di abbigliamento a sud di Nardini. Con una situazione del genere, come può proseguire il restauro? L’Amministrazione non ha chiarito il tema delle due sponde sul quale si sorregge il progetto». Anche Mariano Scotton, di Forza Italia, ha tirato in ballo la convenzione con i Nardini. «Perché il Comune non si è attivato sin da subito per dare corso alla verifica sugli edifici, e, per correttezza, anche sulla sponda destra? - ha chiesto - L’ingegner Rizzo, che deve svolgere le analisi, si è più fatto vivo?». L’assessore Campagnolo ha replicato che «il progettista ha lavorato sapendo che aveva la disponibilità dei luoghi. Poi la proprietà ha chiesto verifiche ma ad oggi non esistono elementi che negano la disponibilità della spalla. Se il privato dovesse impedirci di eseguire opere, vedremo quale sarà la soluzione. Ma al momento non è questa la situazione. E comunque non è questo l’elemento che ha impedito all’appaltatore di lavorare. Ora c’è fase di contraddittorio tra Rizzo e Nardini». Scotton inoltre ha riferito inoltre che, nel momento di massima tensione con la Vardanega, il sindaco aveva chiesto di non divulgare all’esterno, in particolare ai media, informazioni sul ponte, «per un patto tra gentiluomini». «Nonostante ci fossimo attenuti a questa disposizione - ha tuonato - siamo comunque stati accusati di speculazione». •

Enrico Saretta

Suggerimenti