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Barriere in Brenta
per proteggere
i piloni del Ponte

Controlli sui sostegni del Ponte degli AlpiniUna veduta del Ponte degli Alpini. Il Comune sta preparando un progetto per la messa in sicurezza in vista dell’autunno. FOTO CECCON
Controlli sui sostegni del Ponte degli AlpiniUna veduta del Ponte degli Alpini. Il Comune sta preparando un progetto per la messa in sicurezza in vista dell’autunno. FOTO CECCON
Controlli sui sostegni del Ponte degli AlpiniUna veduta del Ponte degli Alpini. Il Comune sta preparando un progetto per la messa in sicurezza in vista dell’autunno. FOTO CECCON
Controlli sui sostegni del Ponte degli AlpiniUna veduta del Ponte degli Alpini. Il Comune sta preparando un progetto per la messa in sicurezza in vista dell’autunno. FOTO CECCON

Sui restauri del Ponte adesso è una corsa contro il tempo. Le misure di sicurezza messe in atto tra lo scorso settembre e all’inizio di luglio sono calibrate per l’estate ma l’autunno si avvicina a grandi passi e l’Amministrazione deve decidere in fretta il da farsi. Nelle ultime ore, il cerchio delle ipotesi si è stretto.

«Il problema primario – spiega l’assessore ai lavori pubblici, Roberto Campagnolo – riguarda il puntellamento delle stilate. Lo scorso anno, e di nuovo poche settimane fa, sono stati installati dei martinetti da cinquanta tonnellate, con l’obiettivo di sostenere le travi usurate alla base della struttura. Per l’attuale portata del Brenta sono perfetti, ma se dovessero esserci delle piene, il pericolo concreto è che la corrente rimescoli il fondo ghiaioso su cui si appoggiano. Se la base venisse portata via dall’acqua o diventasse di colpo instabile, i problemi sarebbero davvero molto seri».

Per questo, l’imperativo delle prossime settimane è proteggere gli appoggi rendendoli stabili. Le strade da percorrere sono due.

«La prima ipotesi prevede delle strutture messe a riparo in alveo - spiega l’assessore - Potrebbero essere le stecche di acciaio ipotizzate dal sindaco Poletto per “ingessare” le travi malridotte, oppure delle barriere protettive. In alternativa, se non fosse possibile lavorare in alveo, stiamo valutando la possibilità di eseguire i lavori esterni per stralci, partendo dall’alleggerimento della struttura».

In entrambi i casi, resta da sciogliere il nodo dello stop ai lavori disposto dal Consiglio di Stato.

«La pronuncia dei giudici – prosegue Campagnolo – parla di puntellazioni e messa in sicurezza. Si tratta di capire, in concreto, fino a dove ci potremo spingere e quanto peseranno, a favore di interventi più profondi, le oggettive cattive condizioni di salute del Ponte».

Altri interrogativi fondamentali riguardano i tempi di esecuzione e, soprattutto, gli incaricati dei lavori. Su questo fronte, ci sarebbe un contratto firmato con la “Inco” di Pergine, ma nei mesi scorsi la magistratura amministrativa ha posto l’alt, in attesa delle decisione sul ricorso della “Nico Vardanega” di Possagno, prima vincitrice dell’appalto, poi estromessa dalla gara. «Eventuali lavori d’urgenza – precisa l’assessore – dovrebbero passare attraverso un’autorizzazione della magistratura e andrebbero molto probabilmente a un soggetto terzo. Stiamo esaminando i progetti, per vedere che cosa potremo anticipare rispetto ai programmi, in modo da non avere, alla fine, costi supplementari. È fondamentale anche capire se la finestra della bella stagione che rimane prima delle piogge autunnali ci permetterà di intervenire».

Le incognite, quindi, non mancano. Più di ogni altra, pesa la sentenza del Tar, attesa dall’inizio di luglio.

«Sono passati quasi due mesi – chiude Roberto Campagnolo - C’è una sola chiave per sbloccare la situazione e in questo momento è nelle mani dei giudici».

Lorenzo Parolin

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