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Bancarotta da 16 milioni
Astuni è nella bufera
Condannato a oltre 4 anni

Roberto Astuni, presidente degli Albergatori di Bassano
Roberto Astuni, presidente degli Albergatori di Bassano
Roberto Astuni, presidente degli Albergatori di Bassano
Roberto Astuni, presidente degli Albergatori di Bassano

Il presidente degli albergatori di Bassano, Roberto Astuni, è stato condannato dalla Corte d’Appello di Trieste a 4 anni e mezzo per bancarotta fraudolenta. Il verdetto risale alla fine dell’anno, ma la notizia si è appresa soltanto ieri ed ha destato comprensibile scalpore, considerata la notorietà dell’attivissimo numero uno degli albergatori cittadini.

La vicenda risale al 2004, quando era fallito il gruppo Tamos, che comprendeva quattro società di informatica. Tra di esse anche la New Enterprise Technology, di cui era titolare Bruno Tamos e di cui proprio Astuni figurava come uno degli amministratori. Il crac ammontava a 16 milioni di euro, e coinvolse anche altre tre imprese: la Business Gate spa, la One Multimedia Service srl e la Web Techna spa.

Le accuse rivolte ai vertici della società spaziavano dalla bancarotta fraudolenta per distrazione di denaro alla falsificazione di bilanci e delle scritture contabili.

In primo grado, Tamos era stato condannato a cinque anni e sei mesi, mentre Astuni e la figlia dell’imprenditore Simonetta Tamos rispettivamente a quattro anni e sei mesi e a quattro anni di reclusione. Difeso dall’avvocato Renzo Pecorella di Gorizia, Astuni aveva presentato ricorso, come i due Tamos.

A novembre dell’anno scorso, però, i giudici della seconda sezione della Corte d'Appello di Trieste hanno confermato le richieste del procuratore generale Carlo Sciavicco, ribadendo le condanne.

I tre imputati sono stati condannati anche al risarcimento dei danni quantificati dal collegio di Trieste in 5 milioni di euro.

I giudici hanno applicato anche l’interdizione dai pubblici uffici perpetua a Bruno Tamos e per cinque anni alla figlia Simonetta e allo stesso Astuni. La sentenza, anche quella patrimoniale, sarà esecutiva solo se saranno confermate dalla Cassazione, cui gli imputati ricorreranno.

Erano i primi anni Duemila quando Astuni decise di investire nelle quattro società d’informatica. Presto, però, il gruppo era entrato in crisi. Nell’autunno del 2002, i finanzieri si erano presentati una prima volta nella sede della società, dopo le soffiate di un dipendente licenziato, un programmatore che aveva sottolineato le proprie perplessità sulla gestione finanziaria e su quella del personale: la “New Enterprise” nel 2000 aveva 75 dipendenti, scesi a 40 nel 2002 e a 25 nel 2003. Quando i finanzieri nel marzo 2004 erano entrati una seconda volta nella sede, avevano trovato solo 4 persone al lavoro, che dichiararono di non ricevere lo stipendio da mesi. Secondo le cronache, al momento dell’irruzione, inoltre, un operaio stava smontando alcune scrivanie.

La situazione era velocemente naufragata, tanto che nel 2004 il fallimento della New Enterprise era stato chiesto da tre società, che avevano visto inevase le loro richieste di pagamento: la "Storage Technology Italia spa" di Roma aveva fornito materiale informativo alla società di Bruno Tamos per 200 mila euro. Altri 200 mia euro spettavano a una società di software di Milano, mentre altri diecimila erano attesi da uno studio professionale di Trieste. Da qui l’inizio del ciclone.

«C’è chi vuole spargere veleno - ha affermato il presidente degli albergatori di Bassano - ma sono io la vittima e la mia innocenza verrà provata».

Enrico Saretta

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