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Adesso il Comune scioglie il contratto con la Vardanega

Il lato a valle del cantiereUna veduta complessiva del cantiere del Ponte Vecchio con le ture in alveo sul lato sinistro del fiume. FOTO CECCON
Il lato a valle del cantiereUna veduta complessiva del cantiere del Ponte Vecchio con le ture in alveo sul lato sinistro del fiume. FOTO CECCON
Il lato a valle del cantiereUna veduta complessiva del cantiere del Ponte Vecchio con le ture in alveo sul lato sinistro del fiume. FOTO CECCON
Il lato a valle del cantiereUna veduta complessiva del cantiere del Ponte Vecchio con le ture in alveo sul lato sinistro del fiume. FOTO CECCON

Il tempo delle attese è finito. L’Amministrazione ha dato il benservito a Vardanega, sciogliendo definitivamente il contratto e chiedendogli un risarcimento danni pari a circa 450 mila euro. Immediata la reazione di Vardanega che ha già preannunciato ricorso. La decisione era nell’aria da giorni. Mancava soltanto l’ufficialità, resa nota ieri mattina, quando il sindaco di Bassano Riccardo Poletto e l’assessore ai lavori pubblici Roberto Campagnolo hanno annunciato la risoluzione in danno del contratto d’appalto. Cala così il sipario sui rapporti tra il Comune e la stessa impresa che lo aveva trascinato in un contenzioso giudiziario lungo un anno per aggiudicarsi i lavori di restauro del Ponte degli Alpini dopo la prima estromissione. Si rischia così di rileggere lo stesso copione andato in scena due anni fa: con l’Amministrazione che estromette la ditta e quest’ultima che presenta ricorso al Tar per chiedere i danni. Per adesso, è il Comune a chiedere a Vardanega 450 mila euro di penale per i ritardi (il 10 per cento, più Iva, sull’importo dell’appalto). La decisione di rendere carta straccia il contratto di Vardanega è stata presa dall’Area Lavori Pubblici del Comune, sotto la responsabilità del direttore dei lavori Viviana Bonato, dal Responsabile Unico del Procedimento Diego Pozza e dal dirigente Walter Stocco. Diverse le motivazioni, che si riassumono nelle «gravi inadempienze contrattuali» contestate ancora a maggio dell’anno scorso dal Comune all’azienda, salvo poi essere sospese a fronte dell’impegno di Vardanega a presentare un nuovo programma dei lavori. In questo periodo, l’impresario non è riuscito a dimostrare di essere in grado di procedere con il cantiere. Tanto che il Comune a fine marzo ha riavviato la procedura di risoluzione del contratto. Mancati subappalti, annunci di proposte e soluzioni alternative non concretizzate, mancate acquisizioni di materiali: sono solo alcune delle lacune contestate alla ditta dalla direzione lavori. Accuse pesantissime, che arrivano fino a denunciare che l’impresa avrebbe tentato «di sottrarsi all’evidenza della concretissima disorganizzazione con cui è stato gestito l’incedere dell’attività impresa». Non soltanto, per il Comune la ditta avrebbe operato anche in difformità al progetto, cosa che ha contribuito a rendere insostenibile proseguire il restauro in queste condizioni. «Il contratto con la Vardanega è sciolto, rescisso, finito - tuona il sindaco Poletto -. Dal gennaio 2017, l’azienda ha inanellato una sfilza di ritardi, di promesse, di perdite di tempo. Per non parlare del contratto di avvalimento con la società Alma di Aversa: un consorzio di fatto inesistente». Il sindaco è un fiume in piena e attacca l’azienda pure per non aver mai richiesto i subappalti per le travi di fondazioni, per non aver portato avanti l’approvvigionamento del legno e per l’atteggiamento «ambiguo» sulle opere provvisionali, riferendosi con queste alle modalità di sostegno del ponte. Non è un mistero che Vardanega preferisse sostenere il monumento con i puntelli da sotto, anziché con il ponte bailey. «Anche quando Vardanega diceva di volerlo sostenere da sotto - continua Poletto - non ha mai formalizzato alcuna proposta. Da parte nostra, comunque, non ci sono mai state preclusioni rispetto alle idee della ditta: è stata la Vardanega a non ufficializzarle». L’assessore Campagnolo ha invece difeso la direzione lavori del Comune, messa sul patibolo da Vardanega. «È allucinante che la ditta denunci la mancata collaborazione della nostra direzione lavori - attacca -. Abbiamo scelto una direzione lavori interna proprio per controllare da vicino l’andamento delle operazioni. Basti pensare che nell’ultimo periodo sono state 141 le presenze della direzione lavori nel cantiere».Per tutte queste mancanze, l’Amministrazione non ha potuto far altro che sciogliere il contratto. •

Enrico Saretta

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