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Acqua in palestra
all’agrario Parolini
«Facciamo causa»

L’interno dell’impianto sportivo: il preside denuncia danniLa palestra dell’istituto agrario Parolini di Pove del Grappa con l’avveniristica copertura che però ora fa acqua FOTO CECCON
L’interno dell’impianto sportivo: il preside denuncia danniLa palestra dell’istituto agrario Parolini di Pove del Grappa con l’avveniristica copertura che però ora fa acqua FOTO CECCON
L’interno dell’impianto sportivo: il preside denuncia danniLa palestra dell’istituto agrario Parolini di Pove del Grappa con l’avveniristica copertura che però ora fa acqua FOTO CECCON
L’interno dell’impianto sportivo: il preside denuncia danniLa palestra dell’istituto agrario Parolini di Pove del Grappa con l’avveniristica copertura che però ora fa acqua FOTO CECCON

Ad ogni pioggia la palestra della scuola diventa un acquitrino e bisogna intervenire con secchi e ramazze. Il preside ha perso la pazienza e in una lettera di fuoco invita la Provincia a fare causa alla ditta costruttrice. Accade all’agrario Parolini, il cui palazzetto, a otto anni dalla consegna, mostra segni di cedimento inspiegabili.

«È una storia che si è ripetuta non so quante volte – spiega il dirigente scolastico, Gianni Zen -. Quando piove, l’acqua si insinua nel sottotetto e all’interno della palestra cominciano i goccioloni. Dalle gocce alle pozze è un attimo e, dopo che si è pulito, restano le macchie e i danni agli intonaci. È un disastro».

Inizialmente il preside pensava a qualche problema di manutenzione. In realtà le criticità risulterebbero ben più profonde. «I tecnici che abbiamo chiamato d’urgenza dopo le prime infiltrazioni – riprende Zen – hanno evidenziato anzitutto degli errori di progettazione e, a seguire, di realizzazione della palestra. Insomma, il problema riguarda le strutture, a partire dal tetto, originale a vedersi ma evidentemente poco funzionale».

Da qui, il preside ha pensato di sollecitare una richiesta di danni alla ditta costruttrice. Nel timore che, all’approssimarsi dei dieci anni dalla consegna dello stabile, il diritto al risarcimento potesse prescriversi, ha investito della questione la Provincia, proprietaria dell’immobile. «Siamo di fronte a un evidente sperpero di denaro pubblico – si infiamma – e non è ammissibile che un edificio seminuovo, costato oltre due milioni di euro, mostri segni di deperimento così pesanti. Nei mesi scorsi era intervenuta sul tetto un’azienda specializzata, ma le riparazioni sono servite a ben poco, visto che il problema sta a monte. A questo punto bisogna battere i pugni sul tavolo con progettista e ditta costruttrice e, se serve, andare anche per avvocati, facendo causa a chi aveva il dovere di consegnare la palestra in buono stato».

Con l’occasione, Zen scorre il cronoprogramma dei lavori: «Il cantiere era stato aperto alla fine di settembre del 2007 e chiuso esattamente due anni dopo. Un paio di mesi più tardi era arrivata la dichiarazione di conformità della palestra, in concomitanza con l’agibilità provvisoria. Agibilità che è divenuta definitiva all’inizio dell’autunno del 2010. Non c’è nessun dubbio, quindi, che l’immobile sia ampiamente ancora in garanzia». A quanto riferisce il preside, però, sono bastate alcune piogge perché si manifestassero le prime infiltrazioni.

«Ad ogni pioggia, gocce e macchie. La collaborazione con i tecnici della Provincia – spiega – è iniziata subito ed è sempre stata trasparente e positiva, adesso però, per quanto mi riguarda, il tempo della pazienza è finito. È necessario mettere nero su bianco errori e responsabilità, e provvedere a far riparare i danni. Il più possibile in fretta e, se necessario con un’azione legale che permetta di trovare una soluzione alle questioni aperte».

Lorenzo Parolin

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