Un omicidio irrisolto. Un vicentino nelle carceri ghanesi perché era «il più facile da accusare» e che adesso, da uomo libero, scagionato dalle accuse in quanto non vi sono prove a suo carico, chiede giustizia. Egle Bellunato, volontaria residente di Romano, fu trovata morta, sgozzata, nella sua abitazione di Accra, nel novembre del 2013, a 74 anni. La donna condivideva quell’abitazione con Luigi Serradura, operaio in pensione di Solagna, anche lui volontario, convivente della vittima, con cui aveva avviato un’attività per aiutare i bambini e le famiglie del Paese africano. Serradura, 68 anni, per quell’omicidio ha pagato un conto salatissimo: sei mesi di reclusione nelle carceri di Accra, a dormire su un materassino appoggiato su un pavimento in terra battuta dove scorrazzavano i topi. Quando aveva fame doveva pagarsi il rancio proposto dal menù della prigione, a meno che qualcuno non gli portasse un pasto caldo da fuori, e capitava raramente. Scarcerato nell’aprile del 2014, dopo aver pagato spese legali per 30 mila euro, e aver corrisposto 3 mila euro ciascuno a tre ghanesi che si sono offerti di fargli da garanti in caso di fuga, è tornato in libertà. Di recente, passaporto rinnovato alla mano, è tornato ad essere un uomo libero, Il giudice ha disposto il non luogo a procedere non come confermato da fonti diplomatiche. Il volontario, oggi ancora in Ghana, vive nella casa fatta costruire dalla Bellunato, la stessa dove la volontaria è stata assassinata e di cui Serradura ha l’usufrutto.