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Visite in privato, nella corsa vince ostetricia

Il primo in assoluto nell’ex Ulss 5 è il primario di ostetricia e ginecologia Giovanni Martini, 66 anni, primario dell’ospedale di Valdagno dal 2006, ma al San Lorenzo ininterrottamente dal lontano 1981, da ben 37 anni. Nel 2017 ha incassato per la libera professione intra-moenia, cioè per l’attività a pagamento svolta dentro il sistema pubblico, 128.160 euro. E in tre anni, dal 2015 allo scorso dicembre, 422.204. Un compenso che, fra l’altro, lo piazza al quarto posto assoluto nell’intera Ulss 8, e fra i primi trenta del Veneto. L’ATTIVITÀ. Stiamo parlando del lavoro intramurario in regime privato, peraltro del tutto legale e regolamentato in modo preciso, che consente ai dipendenti delle Ulss - in un rapporto esclusivo con la propria azienda pagato con un’indennità mensile di 2 mila euro lordi - di effettuare visite, esami ed interventi chirurgici, al di fuori dell’orario istituzionale, negli ambulatori e nelle sale operatorie dell’ospedale o in strutture convenzionate. Una modalità, questa, per la quale opta il 98 per cento dei medici ospedalieri, che percepiscono - dai pazienti che li richiedono - cifre che, per una visita, vanno da una trentina ad alcune centinaia di euro, a seconda della notorietà del medico e del tipo di prestazione, anche se questi importi sono calcolati al lordo. Su un’ipotetica parcella di 250 euro, quanto può ricevere un primario, circa 75 vanno dunque all’Ulss, e dai soldi che entrano realmente nelle tasche del medico occorre togliere due trattenute del 5 per cento, destinate al fondo Balduzzi per la riduzione delle liste di attesa e a un fondo di perequazione devoluto a chi ha ridotte possibilità di esercitare la libera professione, tasse e contributi. LA CLASSIFICA. Nella top-ten dell’ex Ulss 5 al secondo e al terzo posto si trovano due oculisti di Montecchio, Andrea Toscano (111.509 euro) e la primaria Sandra Radin (89.326 euro), al quarto il responsabile della riabilitazione cardiologica di Lonigo Mauro Boschello (82.891), al quinto il primario urologo pro tempore del Cazzavillan Alessandro Ruffato (77.545 euro). Seguono il primario di ortopedia di Montecchio Maggiore Miraldo Colombini (75.537), un altro oculista dell’équipe castellana Andrea Pagliarusco (63.988), il primario di gastroenterologia di Arzignano Maurizio Pantalena (54.991), la cardiologa del Cazzavillan Luisa Maria Randon (54.339), e la ginecologa di Valdagno Claudia Guaraldi (54.011). LE SCELTE. Naturalmente la libera professione non sostituisce il servizio istituzionale. A farla, fra Arzignano, Montecchio, Valdagno e Lonigo sono circa 180 dei 280 medici in organico, ma i guadagni sono diversi, dagli 80,42 euro in un anno di Anna Fornasiero che lavora nella lungodegenza di Lonigo ai, come detto, 128 mila ed oltre del primario ostetrico di Valdagno. Dipende molto da reparti e specialità, da scelte professionali, individuali ed etiche (tranne eccezioni, non compaiono quasi mai chirurghi generali e oncologi). I TEMPI. Il paziente non è obbligato a spendere, a meno, appunto, che non desideri essere visitato o operato espressamente da uno specialista di proprio gradimento. Un desiderio che diventa più di qualche volta necessità quando si vuole superare (o aggirare) l’ostacolo dei tempi (troppi lunghi) di attesa. Si sa cosa dice la gente: «Al Cup mi dicono che devo aspettare tre mesi, ma per la stessa visita se pago la ottengo in due giorni e vengo trattato meglio...». Ed è qui che scatta da sempre la polemica sulla libera professione interpretata come scorciatoia o corsia privilegiata, a vantaggio di chi economicamente può permetterselo, per arrivare prima, contro la democrazia della sanità pubblica, a una visita o a un intervento programmato. In ogni caso le specialità per le quali nell’ex Ulss 5 si è più disposti a spendere sono ostetricia-ginecologia, oculistica, ortopedia, cardiologia. Ma nell’elenco compaiono pure molti anestesisti. • © RIPRODUZIONE RISERVATA

Franco Pepe

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