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Arzignano

Visita del prefetto
«San Bortolo
è solo un’ipotesi»

I profughi giunti nei mesi scorsi durante una manifestazione a Schio.  FOTO ARCHIVIO
I profughi giunti nei mesi scorsi durante una manifestazione a Schio. FOTO ARCHIVIO
I profughi giunti nei mesi scorsi durante una manifestazione a Schio.  FOTO ARCHIVIO
I profughi giunti nei mesi scorsi durante una manifestazione a Schio. FOTO ARCHIVIO

«Il Ministero ci chiede di trovare una soluzione. E anche se sono contrario ai campi profughi, devo cercare di risolvere il problema ospitalità dei migranti. Come da direttive ricevute». Il prefetto Eugenio Soldà spiega così la sua visita ieri mattina ad Arzignano, in sopralluogo all’area dismessa ex tiro a segno a S. Bortolo, accompagnato tra gli altri dal comandante provinciale dei vigili del fuoco ing. Enrico Porrovecchio e dal comandante della compagnia dei carabinieri di Valdagno capitano Mauro Maronese. Presente per il Comune, delegato dal sindaco Giorgio Gentilin, l’assessore ai lavori pubblici Angelo Frigo. Che ha ribadito, ancora una volta, la contrarietà dell’Amministrazione all’ipotesi di realizzare un campo profughi in via Tiro a Segno. «Ho visitato l’area ad Arzignano come stiamo facendo in altri comuni della provincia – precisa il prefetto Eugenio Soldà – poi faremo un summit in Prefettura e valuteremo cosa ci propone il territorio. Ovviamente facendo le dovute considerazioni, con le forze dell’ordine e i vigili del fuoco per la parte tecnica, su dove potrebbero essere collocati i prefabbricati, se si tratta di un contesto abitativo, se ci sono motivi di ordine pubblico. Per il momento non c’è alcuna decisione. Soltanto alcuni sopralluoghi. Ho voluto andare ad Arzignano senza nascondere niente, per evitare chiacchiere inutili. Non sarà comunque una decisione semplice, intanto stiamo vedendo. Tra l’altro dovrebbe essere un’area in cui allestire un campo profughi in 2/3 mesi, non di più, altrimenti diventerebbe una perdita di tempo. Dobbiamo anche capire come evolve la situazione, quale sarà il numero dei migranti in arrivo: fossero meno di quelli ipotizzati, si potrebbe anche collocarli in altro modo e quindi l’idea campo profughi verrebbe messa da parte. Purtroppo siamo arrivati ad un punto in cui non ci sono strutture disponibili o comunque si tratta di situazioni difficili. Il Ministero però ci mette a disposizione i soldi per trovare una soluzione e quindi dobbiamo valutare le diverse ipotesi. Se dovesse essere comunque non verrà mai realizzata una struttura enorme, da 400/500 posti come in altre Province, che crea problemi di ordine pubblico, ma da 70/80. E’ difficile anche per noi perché stiamo navigando a vista, senza poter programmare. La situazione migliore ritengo sarebbe stata la distribuzione sul territorio, 8-10 migranti a Comune: il problema così poteva essere risolto ma non si è voluto accettare, legittimamente, e quindi ci troviamo a dover cercare altre strade. Come da direttive del Ministero».

«Siamo assolutamente contrari al campo profughi all’ex tiro a segno – spiega l’assessore Angelo Frigo – e lo abbiamo ribadito ancora. Pronti, nel caso si continuasse su questa strada, a difenderci con tutte le possibilità consentite dalla legge. Perché l’area non è idonea per conformazione e caratteristiche. E non si può risolvere un problema creandone un altro. La zona è praticamente in mezzo alle case, confinante con i cortili delle abitazioni, vicina al centro, in un’area residenziale. Ci sono forti possibilità di creare disagi ai residenti e quindi situazioni di rischio. Si tratta tra l’altro di un terreno privo di sotto servizi e quindi sarebbero necessari interventi, anche invasivi, per portare luce e acqua. Senza contare che sull’area ci sono una serie di vincoli: c’è una dichiarazione di interesse storico monumentale della Sovrintendenza e inoltre è una striscia di terreno vicina al fiume, e quindi con vincoli idraulici. In più sono presenti ruderi, strutture fatiscenti con murature instabili. Si tratta di terreno stretto, sarebbe un problema di spazio entrare con i container, e senza vie di fuga con il rischio di creare un ghetto. Per questo abbiamo ripetuto ancora una volta la totale e assoluta contrarietà. Se si dovesse procedere, ci opporremo con tutti i mezzi. Anche con un ricorso se necessario».

Luisa Nicoli

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