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Viaggio tra le nubi da costa a costa spinto da un’elica

Vignaga ha compiuto una traversata lunga  270 chilometri.  L.N.Il passaggio del parapendio a motore di Vignaga sulle Alpi Apuane.  L.N.L’emozionante tramonto all’atterraggio sulla spiaggia del Tirreno.  L.N.
Vignaga ha compiuto una traversata lunga 270 chilometri. L.N.Il passaggio del parapendio a motore di Vignaga sulle Alpi Apuane. L.N.L’emozionante tramonto all’atterraggio sulla spiaggia del Tirreno. L.N.
Vignaga ha compiuto una traversata lunga  270 chilometri.  L.N.Il passaggio del parapendio a motore di Vignaga sulle Alpi Apuane.  L.N.L’emozionante tramonto all’atterraggio sulla spiaggia del Tirreno.  L.N.
Vignaga ha compiuto una traversata lunga 270 chilometri. L.N.Il passaggio del parapendio a motore di Vignaga sulle Alpi Apuane. L.N.L’emozionante tramonto all’atterraggio sulla spiaggia del Tirreno. L.N.

«È partito tutto da una battuta: sarebbe bello vedere nello stesso giorno l’alba e il tramonto da due coste diverse». E così è stato. Rodolfo Vignaga, 53enne di Arzignano, dell’avioclub “I Quattro Gatti” di Vicenza, di recente è partito con il suo parapendio a motore da Sottomarina alle 8 per atterrare a Massa Carrara al tramonto verso le 18.30. Un “coast to coast” di 270 chilometri, con sosta e rifornimento a Sassuolo (MO). Una vera impresa. Perché le distanze che si coprono in media sono di 80 chilometri. Poco oltre. «Con gli amici siamo stati tra i primi ad allungare il chilometraggio oltre i 100 - spiega -. Non è semplice con il parapendio a motore. Si viaggia in media a 50 km orari, a differenza del deltaplano che arriva a 90 e oltre». Con lui anche stavolta c’era l’amico e compagno di volo Francesco Brazzale. «Che però non è riuscito ad arrivare a Massa - racconta Vignaga - per un problema al motore che non erogava il massimo della potenza ed è atterrato prima. Mi è dispiaciuto molto ma è stata una scelta saggia». Quella per il parapendio è una passione nata oltre 20 anni fa «dalla voglia di volare», conferma. Ci ha provato con un biposto con gli amici e da allora non ha più smesso, ottenendo il brevetto da libero e da parapendio a motore. L’impresa “coast to coast” Sottomarina-Massa è stata studiata in ogni dettaglio ipotizzando il tracciato, facendo simulazioni al computer, valutando le condizioni meteo. «Ci sono regole - spiega -. Non possiamo entrare negli spazi aerei controllati e le Cinque Terre ad esempio sono “no fly zone”. Dobbiamo volare a vista e alle quote prestabilite». Finora il percorso più lungo era di 140 chilometri, a Sassuolo i “Quattro Gatti” sono arrivati diverse volte. Così come in volo sul Delta del Po o nel Vicentino. Stavolta però è stato diverso. E anche rischioso. “Ma meritava. È stato bellissimo e abbiamo festeggiato. Ma non lo rifarei. Per non viaggiare nella parte centrale della giornata, quando l’aria è più movimentata e le termiche più violente, siamo partiti alle 8 da Sottomarina e arrivati a Sassuolo alle 10.35. Verso le 16 siamo ripartiti per arrivare a Massa alle 18.30. Quasi 5 ore di volo complessive. Il momento più difficile è stato superare gli Appennini, dove ho raggiunto 1.300 metri di quota. La visibilità era scarsissima e non avevo alcun punto di atterraggio, c’era solo bosco. Ho dovuto accostarmi alla parete e seguire a vista la direzione finché sono sbucato al sole sopra le nuvole. Ma non sarei dovuto volare così in alto. Purtroppo potevo andare solo avanti. Sulle Alpi Apuane ho raggiunto i 1.650 metri. Ho dovuto anche aggirarle in parte, per il forte vento. Ma ce l’ho fatta e quando sono atterrato a Massa ho fatto qualche foto con le persone in spiaggia, incuriosite. Non ci credevano che fossi partito da Sottomarina. Poi ho aspettato gli amici: Franco Zordan, il nostro appoggio a terra, era andato a recuperare Francesco atterrato in un paesino tra le valli; poi abbiamo brindato». E conclude. «Il nostro è un hobby, non ci interessa la competizione. Siamo in cinque all’avioclub a volare con il paramotore. È come viaggiare su un Ciao in 3D. La visuale è pazzesca». • © RIPRODUZIONE RISERVATA

Luisa Nicoli

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