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OVEST VICENTINO

Veleni, chiesti i danni
per i pozzi alla Miteni

Regione e gestori idrici insieme per discutere del caso dei Pfas  Fracasso: «Ora l'avvocatura  si pronunci sulle responsabilità»
Sede della Miteni a Trissino. I sindaci chiedono all'azienda di pagare le spese per le indagini Pfas. CARIOLATO
Sede della Miteni a Trissino. I sindaci chiedono all'azienda di pagare le spese per le indagini Pfas. CARIOLATO
Sede della Miteni a Trissino. I sindaci chiedono all'azienda di pagare le spese per le indagini Pfas. CARIOLATO
Sede della Miteni a Trissino. I sindaci chiedono all'azienda di pagare le spese per le indagini Pfas. CARIOLATO

ometri e interessa 29 comuni veneti di cui venti vicentini. Ma che, è bene ribadire, oggi non interessa in alcun modo la rete idrica e la qualità dell'acqua che sgorga dai rubinetti delle case dei cittadini. «Da parte della Miteni Spa c'è la volontà già espressa di una compartecipazione alle spese sui correttivi attuati e che dovranno essere presi per sanare la contaminazione da Pfas. Ci confronteremo molto presto sulle modalità di rimborso» spiega il presidente del Consiglio di Bacino, Giorgio Gentilin.
Serviranno, infatti, 11 milioni di euro per prolungare la rete acquedottistica del Veneto ed eliminare così il problema dei pozzi privati dell'intera regione, senza gravare sulle bollette pagate dai cittadini. «Denaro necessario per estendere il servizio idrico e raggiungere i pozzi privati ma anche per effettuare analisi, monitoraggi e per l'installazione dei filtri a carbone attivo» come precisa il presidente della commissione Ambiente in Consiglio regionale, il vicentino Nicola Finco, ricordando che la Regione Veneto ha già messo a disposizione un fondo di due milioni per sanare la contaminazione da Pfas.
Ma non solo, Gentilin, ieri mattina nell'ambito dell'incontro di quelli che sono stati definiti gli “stati generali” riuniti nella sede di Acque del Chiampo, ha chiamato in causa anche il ministero dell'Ambiente. «La prossima settimana chiederò la compartecipazione alle spese anche al Governo, come già spiegato al sottosegretario all'Ambiente Barbara Degani durante la visita al distretto della concia - spiega -. Se questo territorio viene considerato critico c'è bisogno di una legge speciale com'è stato fatto per l'Ilva di Taranto. Abbiamo diritto a risorse e risarcimenti per il programma di bonifica, ambientalizzazione e riqualificazione dell'area. Non intendiamo permettere che questi investimenti ricadano completamente sulle bollette dei cittadini».
All'incontro di ieri, convocato dalla commissione regionale presieduta da Nicola Finco, c'erano tutte le forze pubbliche e amministrative in ambito di politica ambientale: i gestori del servizio idrico delle province di Vicenza, Verona, Padova, Venezia, l'Arpav, i settori sanità e ambiente del Veneto, i sindaci vicentini, che hanno fornito un ampio quadro della situazione: cause, aree interessate e contromisure. «Siamo riusciti a costruire un tavolo permanente di lavoro sulla contaminazione da Pfas, sostanze relativamente recenti e che ad oggi non sono normate - spiega l'amministratore unico di Acque del Chiampo, Alberto Serafin -. Si tratta di affrontare e analizzare insieme, con investimenti a cui tutti devono contribuire, situazioni nuove come quella dei perfluori alchilici, per migliorare prestazioni già all'avanguardia e monitoraggi costanti sugli acquedotti, senza creare allarmismi. Ricordo che l'acqua dell'acquedotto che i cittadini bevono è sana».
Rassicurazioni che arrivano anche dalla Regione: «Lo scopo principale della commissione regionale con gli enti gestori e i sindaci, è informare il territorio che l'acqua è sicura e di qualità - spiega Finco -. Stiamo procedendo con i biomonitoraggi a campione sui cittadini, gli animali e i vegetali. I valori limite indicati dalla Sanità e dall'Arpav veneti, condivisi con l'Istituto superiore della sanità, sono ritenuti corretti dal Ministero. Ma ora c'è bisogno di una direttiva europea in materia di sostanze inquinanti come i Pfas».
È intevenuto sulla questione anche il consigliere regionale del territorio, l'arzignanese Stefano Fracasso, membro della commissione Ambiente: «È fondamentale che in questa fase la Regione e il Ministero non lascino soli i sindaci e i cittadini. Chiediamo, inoltre, che quanto prima l'avvocatura regionale si pronunci su una prima stima dei danni ambientali e su chi debba rispondere. È necessaria la massima trasparenza perchè parliamo di tutela della salute e dell'ambiente».
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Luisa Dissegna

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