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Ucciso dai tedeschi a guerra terminata «Croce al merito»

Giorgio Cazzola con la croce al merito di guerra di Romeo Salvato.  L.N.Angelo Salvato e la moglie.  L.N.
Giorgio Cazzola con la croce al merito di guerra di Romeo Salvato. L.N.Angelo Salvato e la moglie. L.N.
Giorgio Cazzola con la croce al merito di guerra di Romeo Salvato.  L.N.Angelo Salvato e la moglie.  L.N.
Giorgio Cazzola con la croce al merito di guerra di Romeo Salvato. L.N.Angelo Salvato e la moglie. L.N.

Venne ucciso dai tedeschi alla Ghisa, a Montecchio Maggiore, il 26 aprile 1945, da partigiano. E per questo ricevette la croce al merito di guerra. Romeo Marziano Salvato fa parte di una famiglia di Tezze di Arzignano che ha dato molto alla Patria. Il padre Angelo venne ferito e perse una gamba durante la Grande Guerra, sull’Isonzo, e per questo fu insignito di una medaglia di bronzo. A ricordare la storia di padre e figlio decorati in guerra, con una certa commozione è il nipote Angelo, Giorgio Cazzola, che vive in città e che per anni ha raccolto documentazioni e ricordi del nonno e dello zio materno. «Romeo Marziano Salviato, nato ad Arzignano nel 1919, era un aviere, un tecnico addetto agli aerei - spiega Cazzola - Non sarebbe mai andato sul fronte se non avesse deciso, dopo l’8 settembre, di unirsi alle forze partigiane che combattevano contro l’occupazione nazista tra Arzignano e Montecchio. Lui era a Monterotondo, nei pressi di Roma, ma scelse di tornare e di affiancare i partigiani, tra i quali aveva amici e anche familiari». Trovò la morte il 26 aprile 1945, il giorno dopo la data che ancora oggi celebra l’anniversario della Liberazione. «In quei giorni le forze partigiane erano chiamate ad attaccare i presidi fascisti e tedeschi imponendo la resa - continua Cazzola -. Lui e altri avevano accerchiato una casa alla Ghisa di Montecchio Maggiore dove si erano nascosti alcuni tedeschi, per catturarli. Non si sa bene cosa sia accaduto. Sembra che una donna si sia spaventata e sia uscita urlando, seguita dai tedeschi che hanno iniziato a sparare con le mitragliatrici. Zio Romeo è morto e con lui Sereno Patalfi. Un nostro cugino si è salvato nascondendosi sotto il corpo di un deceduto. E pensare che la guerra era praticamente finita». Alla Ghisa c’è un cippo a ricordare la morte di quei partigiani. «L’avevo conosciuto zio Romeo quando stava a Monterotondo alle porte di Roma. Mio padre Gelsomino lavorava in Vaticano, all’Accademia ecclesiastica. Ero bambino ma lo ricordo bene. È stato un colpo quando è arrivata la notizia della sua morte. E poco dopo perse la vita suo padre Angelo, mio nonno». Angelo Salvato era stato decorato con la medaglia di bronzo per essere stato ferito gravemente in uno dei primi attacchi sull’Isonzo nel 1915: tentarono di salvargli la gamba destra ma non ci fu nulla da fare e furono costretti ad amputare l’arto. «Nonno Angelo tornò a lavorare al molino segheria di famiglia a Tezze di Arzignano - continua Giorgio Cazzola -. Durante la seconda guerra mondiale i tedeschi andarono più volte a controllarlo ma quando lo vedevano fiero, nonostante avesse perso una gamba, davanti al molino se ne andavano, quasi in segno di rispetto. La nostra è una famiglia che ha dato molto alla Patria, che è rimasta segnata dalla guerra. Nonno invalido, lo zio morto. Un altro ha combattuto in Grecia». E quest’anno, quando ad Arzignano Comuni e Unione nazionale ufficiali in congedo d’Italia, hanno organizzato un evento in ricordo dei decorati della prima guerra mondiale è stato proprio Giorgio Cazzola, 79 anni, il nipote più anziano, a rappresentare nonno Angelo. «È stato un onore e un orgoglio - conclude - e anche un’emozione. Vorrei che, a parte i monumenti ai caduti, venisse ricordato in qualche modo anche zio Romeo ucciso nel 1945. Ce ne sono stati tanti tra Arzignano e Montecchio che hanno combattuto per la Patria». • © RIPRODUZIONE RISERVATA

Luisa Nicoli

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