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Trattamento dei fanghi
Serve un partner privato

Una parte dell’impianto di Acque del Chiampo. ARCHIVIO
Una parte dell’impianto di Acque del Chiampo. ARCHIVIO
Una parte dell’impianto di Acque del Chiampo. ARCHIVIO
Una parte dell’impianto di Acque del Chiampo. ARCHIVIO

Un avviso di manifestazione di interesse per la progettazione, costruzione e gestione dell’impianto trattamento fanghi. Sarà lanciato a fine aprile da Acque del Chiampo per individuare un partenariato pubblico-privato. Lo ha annunciato nei giorni scorsi in Consiglio comunale Alberto Serafin, amministratore unico dell’azienda, chiamato su richiesta dei consiglieri di opposizione, a rispondere ad una serie di quesiti relativi fanghi, impianto, accordo di programma.

IPOTESI PROJECT Sulla questione trattamento fanghi sta lavorando, da gennaio 2016, un’apposita commissione che ha il compito di predisporre il documento preliminare per la progettazione dell’impianto destinato a trattare le 26mila tonnellate annue di fanghi prodotte. «Commissione e assemblea dei soci hanno valutato come la ricerca di un partner sia l’ipotesi migliore dal punto di vista della tempistica in primis, con vantaggi anche economici e tecnici – spiega Serafin –: si tratta di un vera indagine sul mercato, che non era mai stata fatta prima. Ed è l’unico modo per capire se c’è già o meno una tecnologia presente. Questo significa che l’impianto potrebbe anche non essere realizzato ad Arzignano. Se dall’avviso un partner dovesse proporci un sito esterno dove trattare i fanghi, ben venga. Io ho questa disponibilità economica dovuta a ciò che normalmente spendo per la discarica più i 10 milioni di euro dell’accordo di programma più eventuali proiezioni di aumenti tariffari industriali. Devo risolvere il problema fanghi: quali proposte ci sono? In base alle risposte valuteremo se e come lanciare il project».

NORMATIVA EUROPEA «L’impianto trattamento fanghi è una necessità – continua l’amministratore unico –: la discarica non è la soluzione. Per noi come per l’Europa. Ed è proprio una direttiva europea che prevede una gerarchia da applicare alla gestione dei rifiuti e indica i principi di prevenzione, preparazione per il riutilizzo, riciclaggio e recupero energetico e solo come ultimo lo smaltimento, ovvero il conferimento in discarica. E per recuperare energia i fanghi devono essere sottoposti a trattamento termico». «Acque del Chiampo procede come da indicazione dell’assemblea dei soci – aggiunge il presidente del Consiglio di Bacino Giorgio Gentilin – con una priorità che mette davanti salute e ambiente e poi tecnologie e costi».

FANGHI DISIDRATATI Da gennaio ad aprile intanto Acque del Chiampo sta conferendo parte dei fanghi disidratati ma non essicati a Sogliano al Rubicone, in provincia di Forlì-Cesena. «C’è stato un aumento dei fanghi dovuti alla tipologia di produzione – conclude Serafin – e la capacità dell’impianto in questo momento è praticamente satura. Abbiamo stimato quindi di portare a Sogliano dalle 3mila alle 5mila tonnellate di fanghi disidratati, con una previsione di spesa in bilancio di 3 milioni 300mila euro».

Luisa Nicoli

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