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Ritrova i fratelli in Russia
23 anni dopo l’adozione

Katerina con i genitori e i fratelli in piazza a San PietroburgoL’incontro tra i tre fratelli che non si vedevano da 23 anni
Katerina con i genitori e i fratelli in piazza a San PietroburgoL’incontro tra i tre fratelli che non si vedevano da 23 anni
Katerina con i genitori e i fratelli in piazza a San PietroburgoL’incontro tra i tre fratelli che non si vedevano da 23 anni
Katerina con i genitori e i fratelli in piazza a San PietroburgoL’incontro tra i tre fratelli che non si vedevano da 23 anni

Dopo 23 anni l’abbraccio. Un desiderio profondo, mai assopito, quello di incontrare i suoi due fratelli, rimasti in Russia, che non aveva più visto da quando, a 3 anni, è stata messa in un orfanotrofio. Lei è Katerina Bertinato, arrivata in Italia a 5 anni, adottata da una coppia di Tezze di Arzignano. Adesso ha 26 anni e una figlia.

Un lieto fine scritto dopo anni di ricerche. Poi grazie ad un social network russo (“Vokontakte”) il contatto e i primi scambi di informazioni, mentre cresceva il desiderio di vedersi. In mezzo, però, migliaia di chilometri. I fratelli, Andrej, 38 anni, e Denis, 28, vivono a Potrekhnobo, un piccolo villaggio vicino alla cittadina di Slanzi nella regione poco abitata di Poskov a confini con l’Estonia. Pur di abbracciarli, Katerina sarebbe pronta a raggiungerli subito in Russia, ma il viaggio a Slanzi si presenta complicato. Da qui la decisione di incontrarsi a San Pietroburgo: per i fratelli si tratta di un viaggio di 380 chilometri, per Katerina di oltre 2.500. Nelle scorse settimane, finalmente, Katerina vola in Russia con i genitori e il fratello adottivo, Edoardo.

«Ci siamo abbracciati, la commozione ci impediva di parlare, abbiamo pianto e sorriso insieme - racconta Katerina -. Con l’aiuto di Valentina Carta, d’origine sarda, guida turistica di San Pietroburgo, artefice dell’incontro, ci siamo fatti tante domande su tutto questo tempo, sconosciuti gli uni all’altra. I miei fratelli hanno ringraziato i miei genitori adottivi. Si ricordavano di me come della sorellina con i capelli color paglia e continuavano ad osservare i miei occhi perché si ricordavano che da bambina ero quasi cieca. “Cosa avete fatto agli occhi?”, continuavano a ripetere. Non sapevano che i miei genitori adottivi mi hanno curata appena sono arrivata in Italia». Poi lo scambio dei doni. «Sono arrivati con tre mazzi di rose, e poi un orsacchiotto e un gattino con il carillon di una canzoncina russa per la mia bambina. È stata una giornata intensa, non la dimenticherò».

Un incontro atteso, dopo anni di ricerche portate avanti con determinazione. Un percorso fatto anche di momenti di sconforto, scacciato però sempre dalla speranza. «L’11 febbraio 2015 ho trovato su un social network russo quelli che potevano essere i miei fratelli. Ho chiesto se avessero una sorella di nome Katerina e quando hanno detto di sì sono scoppiata a piangere. Mi hanno detto di avermi cercata tanto, ma era stato loro riferito che ero stata adottata da una famiglia israeliana. A questo punto è risultata provvidenziale la conoscenza di un gruppo di italiani che vivono a San Pietroburgo, fra cui la guida turistica Valentina, che ha preso a cuore la mia vicenda. Traduceva per me il russo dei miei fratelli e il mio italiano per loro e si è prodigata per farci incontrare. Poi le foto hanno fatto il resto, ho cominciato a conoscere la loro vita semplice di artigiani, agricoltori e boscaioli, il loro paese nella taiga russa, le feste, la vita di tutti i giorni. Devo ringraziare i miei genitori che hanno assecondato in tutti i modi questo desiderio di abbracciare i miei fratelli e mi hanno sostenuta».

Aristide Cariolato

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