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Presi per il furto padre e figlio A patti, poi liberi

Una selezione di pelli, produzione di spicco ad Arzignano. ARCHIVIO
Una selezione di pelli, produzione di spicco ad Arzignano. ARCHIVIO
Una selezione di pelli, produzione di spicco ad Arzignano. ARCHIVIO
Una selezione di pelli, produzione di spicco ad Arzignano. ARCHIVIO

La tecnica appariva collaudata. Padre e figlio si incontravano in un parcheggio, svuotavano il camion di parte del carico e poi ripartivano: il figlio consegnava regolarmente le pelli, pur non tutte quelle che avrebbe dovuto, e il padre andava a rivendere in nero quelle trafugate in un’altra conceria. L’altro pomeriggio, i carabinieri della stazione di Arzignano hanno arrestato Stefano Tornicelli, 36 anni, residente a Montebello e domiciliato a Zermeghedo in via Costeggiola, e suo padre Fausto, 61 anni, di Montebello, via Castelletto. Accusati di furto aggravato, ieri pomeriggio, difesi dall’avv. Rosalba Frighetto, hanno patteggiato davanti al giudice Mantovani 6 mesi di reclusione. La pena è stata sospesa e sono tornati in libertà. Le indagini, coordinate dal pubblico ministero Pinna, però continuano, anche per far luce su un episodio analogo avvenuto lunedì (quand’erano sparite 119 pelli) e per valutare la posizione di Mauro Biolo, titolare della “Ma.Bi”, e del suo collaboratore Diego Casillo, denunciati per ricettazione. L’indagine era scattata nel pomeriggio di mercoledì. I militari del luogotenente Mascolo avevano deciso di tenere d’occhio un parcheggio lungo la provinciale 17 ad Almisano. Prima era arrivato Fausto Tornicelli, pensionato, su una Citroen. E poco dopo era arrivato suo figlio. Stefano, dipendente di una ditta di trasporti, si era recato al porto di Livorno dove era arrivato dal Sudamerica un carico di pelli della conceria “Cadore srl” di Arzignano, di Silvio Sartori, che aveva dato ordine di trasportarle alla conceria “Valeaga” di Montebello per lavorarle. Molto rapidamente, padre e figlio avevano scaricato 61 pelli wet blue dal camion, caricandole sull’auto, avendo cura di prenderle da diversi bancali, pensando così di non essere scoperti. In verità, Sartori si era già lamentato con la ditta di trasporti per cui lavora Tornicelli junior, perchè aveva registrato un altro ammanco. Poi i due si erano divisi, sempre seguiti dai militari: Stefano si era regolarmente presentato alla “Valeaga”, dove aveva consegnato le pelli sudamericane. Suo padre, invece, aveva raggiunto la zona industriale di Arzignano, raggiungendo via Ottava Strada, dove ha sede la “Ma.Bi”. A quel punto i carabinieri erano intervenuti mentre Tornicelli senior e Biolo stavano scaricando le 61 pelli. L’imprenditore conciario aveva spiegato, agli inquirenti, che Tornicelli gli aveva portato quelle pelli per vendergliele in nero; era già avvenuto lunedì, con 119 pelli, per un valore di circa 20 mila euro. Alle “contrattazioni” avrebbe preso parte, in precedenza, Casillo, il quale era presente in azienda. A quel punto, i carabinieri avevano sequestrato la refurtiva (e alcune migliaia di euro agli indagati) ed avevano arrestato padre e figlio, che erano finiti ai domiciliari in attesa del processo. I militari avevano contattato la “Cadore”, il cui titolare ha sporto denuncia per il furto; ha spiegato che le pelli non vengono contate, ma pesate; e che l’ammanco risultava comunque evidente. In aula, i due imputati hanno preferito scendere a patti dopo che le manette erano state convalidate. Le indagini, però, continuano perché sono molti gli aspetti da chiarire, a partire dal ruolo della “Ma.Bi”, che potrebbe anche aver acquistato il pellame non sapendo che era stato rubato. Non solo: gli inquirenti vogliono accertare quanti furti siano avvenuti con queste modalità nell’ultimo periodo ad Arzignano. • © RIPRODUZIONE RISERVATA

Diego Neri

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