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«La mia passione mi ha strappato Matteo»

Matteo Dal Molin in una foto scattata proprio sabato sulla Sisilla
Matteo Dal Molin in una foto scattata proprio sabato sulla Sisilla
Matteo Dal Molin in una foto scattata proprio sabato sulla Sisilla
Matteo Dal Molin in una foto scattata proprio sabato sulla Sisilla

«Voglio ricordare Matteo con il silenzio della montagna. Quella montagna che amo e che mi ha portato via uno splendido figlio». Poche parole, ma toccanti quelle dell’alpino Luca Dal Molin, papà del giovane arzignanese Matteo - avrebbe compiuto 19 anni il 19 dicembre - scomparso sabato cadendo dalla cima della Sisilla a Recoaro durante un’escursione con gli amici: un volo di 120 metri che gli è stato fatale.

Nella casa in centro di corso Matteotti la famiglia, papà Luca, mamma Alessandra, fratello e sorella gemelli, parenti ed amici, si è stretta nel dolore. Moltissimi i messaggi di cordoglio e di affetto.

Luca Dal Molin, farmacista, consigliere da decenni del gruppo alpini e presidente dei probiviri della Pro loco, impegnato nel volontariato, racconta commosso la grande gioia di vivere di Matteo. «Ci aveva detto che sarebbe andato in montagna a Campogrosso con gli amici, sul ponte tibetano - spiega - non sapevo che sarebbe salito sulla Sisilla. Quel percorso andrebbe segnalato per la sua pericolosità o bisognerebbe migliorarne la sicurezza, è un sentiero esposto nella prima parte. E Matteo è scivolato giù. Troppe vite sono già state portate vie così».

Studente universitario al primo anno di ingegneria gestionale a Vicenza, dopo il diploma al liceo Da Vinci, Matteo viene ricordato come solare, legato alla vita e alla famiglia. Disponibile e affidabile «non diceva mai di no», amato da tutti per la sua profondità e genuinità. «Il suo sorriso aperto è indimenticabile», dicono papà Luca e mamma Alessandra.

«Era un ragazzo modello. Corretto, ma di carattere, punto di riferimento per i compagni. Non riesco ancora a credere che non sia più con noi». È il ricordo della professoressa Marialuisa Piacentini, docente di lettere al liceo Da Vinci, insegnante di Matteo per tutti i cinque anni. «Un ragazzo speciale, dalle potenzialità enormi. D’altri tempi nei modi, ma estremamente attuale. C’era un aneddoto tra i compagni: quando combinavano qualcosa in classe, ridendo, tutti dicevano: “È stato Dal Molin”. Uno scherzo. Perché si sapeva che non sarebbe mai stato lui. Prima degli esami quest’anno, con alcuni compagni, veniva a casa mia per ripassare. L’ho seguito anche nella tesina della maturità: ha voluto scriverla sul pilota Tommaso Dal Molin. “Sarà un mio antenato”, diceva. Di lui mi vengono in mente solo cose belle. Aveva dei valori importanti, ricevuti dalla famiglia. È difficile accettare quello che è successo».

«Non volevo credere alla notizia - racconta Rosamaria Colombara, insegnante di informatica di Matteo al Da Vinci - era interessato alla mia materia, alla tecnologia. Un ragazzo responsabile. Credo non abbia mai perso una lezione. Me lo ricordo in prima liceo ragazzino e poi un uomo. L’abbiamo visto crescere, è difficile trovare le parole». Domani alle 19.30 in duomo è prevista una veglia. Mercoledì alle 15, sempre in duomo, il funerale.

Luisa Nicoli

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