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Il trasformatore che illumina una capitale

Il grande trasformatore  da 75 Mva del peso di  165 tonnellate che oggi uscirà dallo stabilimento Sea di Tezze di Arzignano per il Cile
Il grande trasformatore da 75 Mva del peso di 165 tonnellate che oggi uscirà dallo stabilimento Sea di Tezze di Arzignano per il Cile
Il grande trasformatore  da 75 Mva del peso di  165 tonnellate che oggi uscirà dallo stabilimento Sea di Tezze di Arzignano per il Cile
Il grande trasformatore da 75 Mva del peso di 165 tonnellate che oggi uscirà dallo stabilimento Sea di Tezze di Arzignano per il Cile

È stato necessario costruire un nuovo stabilimento, investendo 6 milioni di euro, per realizzare il più grande trasformatore ad olio della storia di “Sea”. È l’acronimo di “Società Elettromeccanica Arzignanese” della famiglia Ermilani-Sartori, dalla quale oggi uscirà questo gioiello della tecnologia più avanzata. È stato realizzato nello stabilimento di Tezze, l’altro è a Montecchio Maggiore, e con un trasporto eccezionale raggiungerà il porto di Livorno. I suoi numeri sono da fuoriclasse del settore. A cominciare dal costo, oltre 1 milione di euro, per finire al peso di 165 tonnellate. E poi l’altezza, 9 metri, la larghezza, 7 metri, e la profondità di 5 metri. Il macchinario ha una potenza di 75 mega-volt ampere, una tensione di alimentazione secondaria da 230 mila volt, e sarà caricato su una nave per raggiungere in un mese di navigazione il Cile. È stato commissionato dalla Fenosa e sarà installato in una nuova sottostazione vicino alla capitale Santiago. Sarà in grado, ad esempio, di alimentare oltre 30 mila utenze civili.

«Siamo orgogliosi di questa macchina perché è stata progettata veramente bene dai nostri ingegneri e tecnici di cui siamo fieri», spiega Angelo Sartori, 81 anni, che ha nel cassetto della scrivania un diploma di perito al Rossi, e che all’inizio degli anni Sessanta con la moglie Giovanna Ermilani ha preso in mano le redini dell’azienda fondata nel 1959 dalla suocera Maria. Quest’ultima, a dispetto dei suoi 91 anni portati con gagliardia, è ancora la presidente della società che ha chiuso il 2016 con un fatturato sui 56 milioni di euro e un reddito netto di oltre 2,5 milioni.

Ma Angelo Sartori e la moglie Giovanna hanno attuato il passaggio generazionale da anni. Al timone aziendale con piglio sicuro si sono messi i figli, Nicola e Lucilla, amministratori delegati che hanno accelerato sul fronte dell’innovazione. Sono stati loro a volere investire 6 milioni per la realizzazione del capannone con l’avveniristica sala prove, una delle più all’avanguardia sul mercato internazionale dei trasformatori, per consentire a “Sea” un ulteriore balzo in avanti.

«Abbiamo spinto molto su affidabilità, sicurezza e tecnologia - analizza Nicola Sartori, laurea in scienze economiche e col pallino della tecnica ereditato dal padre - per raggiungere quel livello che i grandi clienti internazionali richiedono». Come ad esempio i russi di “Jsc” di Gazprom Neft per i quali “Sea” ha fornito di recente 28 trasformatori a resina per la grande raffineria di Mosca.

Le scelte strategiche hanno premiato “Sea” nel momento in cui anche l’investimento in risorse umane è stato qualitativo. «Metà dei nostri 146 dipendenti - osserva Lucilla Sartori - sono ingegneri e tecnici molto specializzati, del resto ci siamo collocati in alcune nicchie del mercato in cui la qualità richiesta è massima. I nostri concorrenti sono colossi. E con gli investimenti fatti siamo in grado di costruire macchine ancora più grandi». Il solco tracciato un anno fa dal trasformatore da 120 tonnellate installato in Svizzera, nella stazione di Pontresina, per alimentare pure la stazione sciistica di Saint Moritz per i mondiali di sci, è stato rinnovato dalla macchina che oggi partirà per il Cile. Perché le sfide alla “Sea” non sono certo finite.

Ivano Tolettini

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