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Il sogno di Paolino: «Un futuro ai disabili»

Alcuni ospiti della  “Famiglia Massignan” che vivono e lavorano allla fattoria di via Sella. FOTO A. MASSIGNANPaolino Massignan, 91 anni, racconta com’è nata la sua Fondazione
Alcuni ospiti della “Famiglia Massignan” che vivono e lavorano allla fattoria di via Sella. FOTO A. MASSIGNANPaolino Massignan, 91 anni, racconta com’è nata la sua Fondazione
Alcuni ospiti della  “Famiglia Massignan” che vivono e lavorano allla fattoria di via Sella. FOTO A. MASSIGNANPaolino Massignan, 91 anni, racconta com’è nata la sua Fondazione
Alcuni ospiti della “Famiglia Massignan” che vivono e lavorano allla fattoria di via Sella. FOTO A. MASSIGNANPaolino Massignan, 91 anni, racconta com’è nata la sua Fondazione

“Qui deve sorgere un’oasi del sociale”. Eccolo il sogno, lasciato scivolare nel 1994 tra le fronde del vecchio noce oggi ancora là, radicato al suo posto come lui, che ha da poco compiuto novantuno anni. Paolino Massignan è ancorato alle sue idee, al suo posto nel mondo. Il sogno di allora è oggi la realtà della Fondazione “Famiglia Paolino Massignan -Dopo di noi”: una casa per l’accoglienza delle persone disabili insieme alla fattoria didattica e alle colture biologiche.

È smilzo, nodoso e quasi cieco Paolino ma loquace. Sorprende la sua lucidità, l’uso delle parole, appropriate e ricercate. I ricordi si srotolano veloci: ha una lunga vita alle spalle che scalpita per farsi conoscere. A Paolino Massignan, classe 1925, piace raccontare. Nato «alla destra dei castelli di Montecchio», come dice lui, è vissuto con la famiglia per molti anni. Con i genitori e il fratello Ottorino alla fine degli anni 60 ha acquistato un podere nella zona Orna di Brendola e la famiglia vi si trasferisce. Paolino ha già sposato Bianca a Sovizzo nel 1950, non hanno figli. Il fratello Ottorino, anch’egli sposato, ne ha già tre. Poi ci sono i genitori e i fratelli :Tarcisio colpito da meningite a due anni e mezzo, e Antonia anche lei con qualche problema di salute. Rimangono tutti assieme qualche anno, poi Paolino e Bianca si trasferiscono in un’altra proprietà, in via Sella a Brendola, portando con sé i fratelli Tarcisio e Antonia.

La zona di Orna è vista con interesse da una ditta che vi fonderà la sua sede principale, la Triveneta Cavi. I Massignan quindi vendono parte del podere, e Paolino e Ottorino si dividono per gestire in autonomia ciascuno la propria azienda agricola. Lavorano la terra e hanno una stalla con le mucche da latte.

«Bianca amava i bambini - racconta Paolino - ma non ne avevamo, così abbiamo deciso di adottarne uno. Avremmo voluto una bambina e ce ne avevano assegnata una il cui padre era morto e la madre l’aveva abbandonata. Ma la nonna non voleva rinunciare a lei». È la storia di un amore grande e la naturalezza e la semplicità con cui Paolino la racconta la rende tangibile.

Impervio il percorso per l’adozione che li porta infine in un istituto nel veneziano dove trovano Francesco, 8 anni, che arrivava da una famiglia disagiata. «Questo bambino ha tanto bisogno sapete» sono le parole della suora che indirizza i coniugi verso il ragazzino. «Sembrava ne avesse 4 di anni» racconta Paolino. «Con lui usciamo nel cortile dell’istituto, c’era una pianta, subito lui si è arrampicato». Lo vanno a trovare per diversi mesi, un fine settimana se lo portano a casa, poi con l’adozione diventa a tutti gli effetti il loro ragazzo. «Ci accorgemmo subito che aveva dei problemi, ma non rinunciammo a lui», sono le parole di Paolino. È l’8 dicembre 1972 quando Francesco arriva a casa. Il bambino porta dentro di sé i segni della grande sofferenza subita. Va a scuola, prende la patente, parte per il servizio militare ma non ne torna cambiato. E nel cuore di Paolino e Bianca inizia a farsi largo la preoccupazione per il domani. Paolino è un contadino, segue il suo lavoro, ma è molto attento, aggiornato. Per Francesco si informa, conosce medici e psicologi, e per le problematiche della vita conosce avvocati e notai. Da tutti sa trarre insegnamenti, coglie idee. Insieme alla moglie Bianca arriva a una decisione che possa garantire un futuro a Francesco e ad altri.

È il 1994, sotto il noce incontra la Cooperativa 81 di Montecchio: nasce l’oasi del sociale. «Non sono pentito per nulla, sono contento oggi» chiude Paolino. Un uomo tenace e perspicace che ha trovato il modo per realizzare un sogno: suo ma per gli altri.

Isabella Bertozzo

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