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«Il disabile è anziano, va trasferito»

L’ex azienda sanitaria dell’Ovest Vicentino aveva imposto lo scorso anno il trasferimento del disabile
L’ex azienda sanitaria dell’Ovest Vicentino aveva imposto lo scorso anno il trasferimento del disabile
L’ex azienda sanitaria dell’Ovest Vicentino aveva imposto lo scorso anno il trasferimento del disabile
L’ex azienda sanitaria dell’Ovest Vicentino aveva imposto lo scorso anno il trasferimento del disabile

Questa mattina l'udienza in tribunale per una presunta discriminazione subita da una persona disabile da parte dell'Ulss. È l'Anffas di Vicenza, rappresentata dall'avvocato Maria Rosaria Iannelli, a chiamare in giudizio l'azienda Berica, che, difesa dai propri legali Stefano Cocco e Francesco Toscan, respinge l'accusa e si oppone al ricorso.

I fatti risalgono allo scorso anno e si riferiscono a una vicenda che riguarda l'ex Ulss 5. Il 31 dicembre del 2016, l'azienda dell'Ovest Vicentino, tramite la direzione dei sevizi sociali di Arzignano, ha imposto a un paziente da sempre inserito nel Ceod di Lonigo, il centro diurno che ospita persone diversamente abili ed effettua attività educative e di socializzazione, di lasciare la struttura per passare in una residenza per anziani. E questo perché il disabile ha compiuto 65 anni.

Secondo, infatti, un vecchio regolamento dell'allora Ulss 5, la permanenza di una persona all'interno di un Ceod del territorio può durare solo fino a questa età. Oltre tale limite, il disabile va trasferito in una casa di riposo. Non è un obbligo di legge ma solo un criterio scelto autonomamente, tanto è vero che a Vicenza, nei Ceod di competenza territoriale dell'ex Ulss 6, questa regola non esiste e il disabile può rimanere nel centro diurno che lavora per la sua integrazione anche dopo i 65 anni di età. Per questo motivo è scattata la denuncia dell'Anffas di Vicenza, l'associazione di genitori e familiari di persone con disabilità che opera da 50 anni ed è presieduta da Vanni Poli.

Il comportamento dell'Ulss viene ritenuto discriminatorio, e la richiesta è che l'azienda cancelli il provvedimento e riconosca al disabile il diritto di proseguire a tempo indeterminato la frequentazione del Ceod in cui si trovava fino al 31 dicembre. «È una esclusione incomprensibile - dichiara il dottor Poli - che ha basi meramente amministrative. I familiari si sono giustamente opposti e noi, con il supporto dell'Anffas regionale, ci siamo rivolti al giudice in loro appoggio. È un discorso di principio. Ci sono parecchie sentenze a livello nazionale che ci danno ragione. Come si fa a sradicare una persona, che è lì da decenni, da quello che è ormai diventato il suo ambiente naturale di vita, la sua seconda famiglia? Significa pregiudicargli l'esistenza».

Il coordinatore del Ceod di Lonigo Marco Paolini conferma: «È la stessa storia accaduta nel 2015 a un disabile di Valdagno. Non esiste una legge regionale che imponga una cosa del genere. Ogni Ulss ha una sua interpretazione. La filosofia, per noi errata, è che dopo i 65 anni la persona smette di essere disabile per acquisire lo status di anziano, per cui va spostata in una casa di riposo. In questo modo si libera il posto a favore di un giovane di 18 anni che altrimenti dovrebbe restare in lista di attesa. Il problema esiste ma la risposta deve darla l'Ulss. Non, però, togliendo il beneficio a uno per darlo a un altro».

Franco Pepe

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