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I 50 anni del Tezze Quando il campo si salvò dalle ruspe

Prima dell’attuale campo si giocava lungo il torrente Guà. MASSIGNANLa formazione “granata” degli anni 1968-1969, agli albori della storia del Calcio Tezze
Prima dell’attuale campo si giocava lungo il torrente Guà. MASSIGNANLa formazione “granata” degli anni 1968-1969, agli albori della storia del Calcio Tezze
Prima dell’attuale campo si giocava lungo il torrente Guà. MASSIGNANLa formazione “granata” degli anni 1968-1969, agli albori della storia del Calcio Tezze
Prima dell’attuale campo si giocava lungo il torrente Guà. MASSIGNANLa formazione “granata” degli anni 1968-1969, agli albori della storia del Calcio Tezze

Salvare il campo da calcio realizzato dalla conceria Olimpica a Tezze in via Ghisa che rischiava di diventare terreno edificabile. Perché in paese non c’erano più squadre di pallone. È nata così nel 1968 nella frazione di Arzignano la società Tezze, fondata da un gruppetto di appassionati. Nell’estate di quell’anno si iscrisse in terza categoria, maglia granata e nel simbolo il “Toro”. Ma quella che allora sembrava quasi un’avventura, è diventata una vera storia di calcio tanto che la società quest’anno festeggia il mezzo secolo. Un traguardo che ha celebrato con una mostra “El Ponta - Armando Piacentini, 50 anni di calcio a Tezze” con fotografie, maglie e coppe della società, e che inevitabilmente racconta la storia di Armando Piacentini, oggi 76 anni. Dal 1968 sempre presente: da calciatore, da allenatore per quasi 35 anni, salvo una brevissima parentesi trissinese, e dal 2005 alla presidenza. Quell’Armando Piacentini che nel 1968 a 26 anni rinunciò al Conegliano in Interregionale, dove sarebbe dovuto tornare dopo una carriera già avviata tra giovanili al Vicenza Calcio e poi interregionale e serie C con tanti gol da vero bomber, per restare a Tezze e dare una mano al nuovo sodalizio. «Sono partito da qui e ci sono ancora», scherza Piacentini detto “El Ponta”. A Tezze negli anni Cinquanta c’era la Valbruna Calcio, che giocava in un campo sugli argini del Guà, dove Piacentini ha esordito giovanissimo. «Quante volte bisognava recuperare el balon nell’acqua” racconta. Poi è arrivata l’Olimpica, nuova squadra e nuovo campo da calcio fatto realizzare dall’omonima conceria. Erano gli anni Sessanta. L’avventura però dura poco. L’attività produttiva chiude, la società sparisce. Su quel terreno di gioco, già dotato di tribune, gioca per un paio d’anni l’Arzignano. «Poi però l’allora sindaco Delio Giacometti pose il problema - ricorda Piacentini - o si fa attività calcistica o bisogna trovare una destinazione diversa a quel terreno. Ci fu un confronto anche con il parroco don Giovanni. Alla fine il campo, che era dell’Olimpica, venne riscattato dal Comune e affidato in gestione al Tezze di nuova costituzione». Così si salvò il terreno di gioco, quello ancora oggi utilizzato. Con Italo Coda, primo presidente, partì l’avventura a Tezze di Armando Piacentini, Casa a 50 metri dal campo, allora allenatore-giocatore, elemento di punta in quel gruppo di ragazzi in terza categoria. Dopo cinque gare però si ruppe i legamenti e divenne il mister per eccellenza. «Nel 1968 ero un ragazzino di 17 anni - racconta il dott. Giovanni Maria Carlotto, ex difensore del Tezze e dal 1984 medico sportivo della società - prima giocavamo nei campetti, in corte, perché non c’era altro. Poi è arrivato il Tezze. All’inizio eravamo la squadretta del paese, capitanata da un giocatore importante come Piacentini. E da ex navigati, arrivati da società vicine. Piano piano negli anni la società però è cresciuta. Salendo fino all’eccellenza. Tanto da diventare la prima squadra della città, l’Arzignano allora era retrocesso in promozione”. Oggi il Tezze milita in prima categoria, conta un centinaio di iscritti, e l’allenatore è Paolo Castaman, nipote di Armando Piacentini. La tradizione continua. • © RIPRODUZIONE RISERVATA

Luisa Nicoli

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