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Ha pagato le tasse
Assolto dal Fisco
«Ridategli le ville»

Una delle abitazioni della famiglia Tolio. FOTO ARCHIVIO
Una delle abitazioni della famiglia Tolio. FOTO ARCHIVIO
Una delle abitazioni della famiglia Tolio. FOTO ARCHIVIO
Una delle abitazioni della famiglia Tolio. FOTO ARCHIVIO

I giudici tributari gli hanno dato ragione, annullando le cartelle esattoriali. Per questo, la Cassazione ha stabilito vada valutata l’opportunità di restituirgli tutte le case che erano state sequestrate un paio d’anni fa per equivalente. Certo, rimane in piedi il processo penale, ma intanto ville e case in montagna devono essere liberate dal vincolo. A meno che non vi siano altre ragioni, anche parziali, per tenerle sigillate.

Mario Tolio, 80 anni, di Arzignano, ha sempre negato con fierezza ogni accusa. La procura gli contesta un’evasione fiscale da oltre un milione di euro, con l’utilizzo di fatture per operazioni soggettivamente inesistenti per 7,8 milioni. Ma l’imprenditore a passare per evasore non ci sta e si dice innocente. Per questo ha preferito il rinvio a giudizio, per difendersi in aula.

Tolio, assistito dagli avvocati Riccardo Canilli e Giuseppe Prencipe, aveva subito il sequestro per equivalente di due abitazioni, ad Arzignano e sull’Altopiano di Asiago, per circa 900 mila euro, e di altri tre immobili. Secondo l’accusa, dopo la verifica fiscale a cui era stata sottoposta, fra il 2007 e 2009 la “Conceria Tolio” di Chiampo avrebbe utilizzato nelle dichiarazioni dei redditi circa 7,8 milioni di euro di fatture fasulle. Inoltre, avrebbe utilizzato i documenti emessi dalle società “Socope” di Casalpusterlengo (Pavia) ed “Eurocom import export” di Umbertide (in provincia di Perugia).

In realtà, l’imprenditore ritiene di avere agito con correttezza ed aveva impugnato gli avvisi di accertamento, sulla scorta anche dell’assoluzione di un altro imprenditore conciario che acquistava dalle stesse società.

La difesa ha sempre sottolineato di aver acquistato pellami per molti anni dalle due società che oggi la procura ritiene cartiere, e di aver sempre pagato l’Iva, che semmai non sarebbe stata versata dai fornitori. Non solo: all’epoca moltissime concerie acquistavano da quelle due imprese, perché fra l’altro consentivano di dilazionare i pagamenti. Pertanto, Tolio non avrebbe avuto alcun beneficio illecito. Queste considerazioni, unitamente agli elementi di prova portati in dibattimento, gli hanno valso l’assoluzione in sede tributaria; i giudici della Commissione hanno annullato le cartelle dall’Agenzia delle entrate; secondo la difesa, perché Tolio le imposte le aveva pagate. L’inchiesta, partita dai rilievi delle Entrate, aveva poi visto la Finanza procedere con i sequestri ordinati dal giudice.

Il tribunale vicentino aveva respinto, nei mesi scorsi, la richiesta dell’imprenditore di farsi restituire le ville, perché i due procedimenti (penale e tributario) sono distinti. Mario Tolio si era allora rivolto in Cassazione, dove lo stesso procuratore generale Romano aveva concluso per l’accoglimento del suo ricorso; richiesta accolta dalla terza sezione penale, presieduta da Grillo. «Il sequestro di beni va nell’ottica di tutelare lo Stato dai danni causati dall’evasore - è il ragionamento - ma in questo caso non risultano danni all’erario». Questo non significa in maniera automatica che Tolio non abbia violato il codice penale; ma su questo fronte si difenderà in tribunale. Dove, intanto, si dovrà valutare se mantenere in qualche misura i sigilli.

Diego Neri

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