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«Fanghi, ora bisogna puntare al plasma»

Bernardo Finco, presidente della sezione Concia
di Confindustria, indica la moderna tecnologia
«L’incenerimento è superato e nessuno lo vuole più»
Una fase del trattamento dei reflui all’impianto  di Acque del Chiampo in via FerrarettaBernardo Finco, presidente della sezione concia di Confindustria
Una fase del trattamento dei reflui all’impianto di Acque del Chiampo in via FerrarettaBernardo Finco, presidente della sezione concia di Confindustria
Una fase del trattamento dei reflui all’impianto  di Acque del Chiampo in via FerrarettaBernardo Finco, presidente della sezione concia di Confindustria
Una fase del trattamento dei reflui all’impianto di Acque del Chiampo in via FerrarettaBernardo Finco, presidente della sezione concia di Confindustria

Giorgio Zordan

Il futuro della concia e del distretto della pelle passa attraverso le nuove tecnologie ma anche attraverso una visione condivisa priva di ricadute negative sul territorio, anzi migliorandone le condizioni.

«Nel territorio ci viviamo, e nel corso degli anni – sottolinea Bernardo Finco, presidente della sezione Concia di Confindustria Vicenza – abbiamo apportato continue migliorie supplendo alle carenze del passato. Al futuro guardiamo con ottimismo, nella gestione dei reflui abbiamo fatto grandi passi in avanti, e sulla scia degli esiti positivi riscontrati in altri distretti che hanno adottato e che pensiamo di utilizzare anche noi, siamo convinti si possa arrivare ad una soluzione positiva per il comparto».

Fa riferimento alle soluzioni per i fanghi adottate in Toscana?

«Là, e non credo che i toscani siano dei faciloni, hanno utilizzato la tecnologia al plasma e ne sono soddisfatti. Ecco, vorremmo che alla verifica e all’analisi delle emissioni presenziassero le autorità competenti del pubblico per constatare che quanto finirà nell’aria rispetta i parametri di legge, non ci sono polveri sottili, le emissioni sono praticamente zero, si parla di vapore acqueo. Da questo punto di vista siamo tranquilli».

L’accordo di programma sottoscritto nel 2005 anche dal Ministero all’ambiente e dalla Regione, indicava settembre 2006 per il via alle sperimentazioni per la riduzione del conferimento dei fanghi: quasi dieci anni fa.

«Non parlerei di ritardo. La scadenza del 2018 si fa più vicina e stringente, e quindi bisogna fare presto. Io dico però che è stato addirittura positivo che sia passato questo tempo, ha dato la possibilità alla tecnologie di fare grandi progressi. Ora siamo pronti per dare una soluzione che metta al riparo da crisi il comparto. Con una doppia valenza: oltre a rispondere all’esigenza di trattare fanghi e produrre energia, trasformerà il territorio da discarica a miniera. Sì, perché si potrà andare a bonificare tutti quei fanghi accumulati in questi anni nelle discariche».

L’impianto al plasma ipotizzato sarà impattante?

«Uno ipotizza macchinari giganteschi, parliamo invece di strutture per volume paragonabili a cinque-sei container. Non ci sarà il “monstre”, s’è lavorato proprio per un dimensionamento ottimale. L’inceneritore è una tecnica abbandonata, che nessuno vuole far resuscitare».

In passato non sono mancate contestazioni alle varie soluzioni proposte per il trattamento dei fanghi.

«Credo legate a tecnologie obsolete, e quindi giuste, ma passi in avanti sono stati fatti, come ho detto. Demonizzare non aiuta. Una scelta deve comunque essere fatta. Va anche ricordato che se qui la concia dovesse sparire, si continuerà a farla in altre parti d’Italia. Ma non credo che ci sia qualcuno che auspichi tutto ciò. Questo è un distretto che non ha delocalizzato, ma che è rimasto sul territorio. E che non ha lesinato investimenti per migliorarsi. Ricordo la consistente riduzione del cromo nei processi, la copertura della vasche dei depuratori. Stiamo anche lavorando per ridurre la produzione di fanghi».

Cosa chiede ai sindaci-soci di Acque del Chiampo che domani si riuniranno?

«Un affiancamento sereno, come è stato quando s’è affrontata la problematica scarichi. La soluzione c’è».

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