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«Curo la mia città come curo i miei pazienti»

Giorgio Gentilin intende restare a disposizione della città. A. MASSIGNAN
Giorgio Gentilin intende restare a disposizione della città. A. MASSIGNAN
Giorgio Gentilin intende restare a disposizione della città. A. MASSIGNAN
Giorgio Gentilin intende restare a disposizione della città. A. MASSIGNAN

Ospedale, viabilità, sicurezza. Con un occhio attento all’ambiente. Sono queste le priorità per Giorgio Gentilin, sindaco della città del Grifo dal 2009, a metà del secondo mandato, che di Arzignano conosce vizi e virtù. Da medico ha curato mezza città e non solo. «L’ambulatorio mi rilassa, con i miei malati cancello arrabbiature e tensioni politiche» racconta.

Cosa la soddisfa di più?

«Il miglioramento della viabilità nella logica delle rotatorie, che ha contribuito a fluidificare la circolazione in tutta la valle del Chiampo. E poi la realizzazione della piscina coperta e il nuovo centro ricreativo anziani Mastrotto. C’è un’altra cosa di cui vado orgoglioso: il miglioramento energetico dei 17 edifici di proprietà comunale, in primis le scuole, con la realizzazione della centrale tra scuole Motterle, asilo, comando polizia locale e Centro residenziale anziani Scalabrin, quest’ultimo ha risparmiato 250mila euro».

Un rimpianto c’è?

«Sì, avrei voluto che fosse già operativo, ma non ho mollato l’osso, un passante da San Zeno di Arzignano a Chiampo, per raddoppiare la Provinciale, unica strada di collegamento con la Valle del Chiampo. Nel 2009 c’era il progetto con la Provincia da 12 milioni di euro, poi bloccato dal patto di stabilità».

Sanità: si sta realizzando l’ospedale unico a Montecchio. E il Cazzavillan?

«Ho creduto da subito nel piano socio-sanitario di riqualificazione della rete ospedaliera del 2012. L’ospedale per le emergenze e di pronto intervento sarà sì a Montecchio Maggiore, ma è l’ospedale unico dell’Ovest Vicentino. Arzignano dovrà essere riconvertito come sede principalmente di servizi. Con una rimodulazione strutturale. Ospiterà anche l’hospice. Ci vorranno 4/5 anni, dovrà procedere di pari passo a Montecchio. Spetta all’Ulss e alla Regione Veneto, nella falsariga della riconversione di Lonigo».

La scelta della maggioranza della Conferenza dei sindaci dell’Ulss 5, punto nascite unico ad Arzignano, non si è realizzata. Valdagno confermato. Una sconfitta?

«I tempi della politica sono diversi. Io ragiono da medico. Non è una sconfitta totale, perché pur tenendo aperto in deroga a una legge il punto nascite di Valdagno, questo ha obbligato Regione Veneto e Ulss a potenziare la sicurezza, che era l’aspetto che avevamo sottolineato noi. Sapendo comunque che le urgenze ostetriche vanno gestite sempre da Arzignano».

Il consigliere di opposizione Pietro Magnabosco parla di un unico Comune Valchiampo, a proposito di campanilismi.

«Nelle nostre zone la confluenza delle Amministrazioni rimane un’utopia. I lati positivi ci sono: razionalizzazione di servizi, miglior utilizzo delle risorse, un incentivo sul patto di stabilità. Ma è un percorso lungo e difficile. In Valchiampo i primi a convincersi dovrebbero essere i sindaci».

C’è un problema: l’egemonia di Arzignano.

«Arzignano storicamente è un punto di riferimento della Valle, non fosse che per l’attrazione esercitata dal polo industriale. Ma non vuole comandare. Io metto Arzignano a servizio del territorio. Promotore e datore di idee e servizi. Non sempre sono capito, ma vado avanti per la mia strada. Non sono un despota».

Ad Arzignano è più facile, secondo alcuni, fare il sindaco con un polo conciario a livello mondiale e un’addizionale Irpef che dà al Comune 3 milioni 250mila euro.

«Attenzione però. Perché il dialogo con il comparto industriale è impegnativo. Ognuno fa la sua parte, si collabora e ci si confronta, anche aspramente a volte. L’obiettivo però è comune: la tutela dell’ambiente. E siamo impegnati a dimostrare in Regione e a Roma che qui abbiamo già investito tantissimo nella bonifica ambientale».

Stranieri sì, numericamente importanti, profughi no.

«Gli stranieri, ora presenza al 19% ma comunque significativa, si sono integrati nel tessuto arzignanese. Noi abbiamo evitato la ghettizzazione vista in altre situazioni. Sui profughi non sono cattivo, come dice qualcuno, ma realista: sul pubblico non ho spazi disponibili. E comunque in città sosteniamo anche una struttura, Casa Dalli Cani, per persone, straniere e non, in difficoltà».

Chiuso il secondo mandato da sindaco resterà in politica?

«Se la Valle ritiene che io possa essere utile in qualche modo, vedremo. Non ci ho ancora pensato. A fine luglio saranno 71 anni. Largo ai giovani, facciamoli maturare. Sulla sanità, e non solo, ritengo di poter dire ancora qualcosa. Mi metto a disposizione».

Potrebbe diventare assessore in giunta, come hanno fatto altri.

«No, potrò dare il mio contributo anche da fuori. Serve un rinnovamento anche d’età. Io al traguardo da sindaco sono arrivato tardi».

E chi sarà il suo “candidato”?

«Non faccio nomi. Il classico sistema del sindaco uscente che alleva il delfino è superato. Sarà espressione della squadra».

Ma le pagelle di giunta annunciate a inizio del secondo mandato?

«Ci sono, ma è un fatto interno. Uno stimolo in più. Voto positivo per tutti. La valutazione è annuale, ma il confronto è quotidiano. Non mi piace essere visto come il buon padre di famiglia, ma c’è un’anomalia generazionale in effetti: con i miei assessori ho 20, 30 e anche 35 anni di differenza».

Luisa Nicoli

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